Gli occhiali di Visco

Non ha visto lo scandalo di Banca Etruria nel quale 35.000 persone hanno perso trecento milioni in una notte. Non ha visto che venivano messe in vendita obbligazioni subordinate a clientela per nulla culturalmente attrezzata a comprenderne la pericolosità. Non ha visto l’analogo destino di Banca Marche, Cassa di risparmio di Ferrara e CariChieti, tutte tecnicamente fallite e ripescate dal governo con il decreto «Salvabanche».

Non ha visto l’arrivo devastante del «bail-in» ad inizio 2016, un’onda anomala legislativa determinata dalla decisione di Bruxelles di impedire agli Stati di aiutare direttamente gli istituti di credito in difficoltà. Con la poco piacevole conseguenza che in caso di default, dal primo gennaio, anche azionisti, possessori di titoli e correntisti con depositi oltre i centomila euro rischiano di perdere i loro beni.

Non ha visto - nè tantomeno previsto - il crollo del sistema bancario del Veneto, uno scandalo senza precedenti, con un territorio leader per produttività messo in ginocchio dalla cattiva gestione di Popolare di Vicenza e Veneto Banca. Cinque miliardi di risparmi andati in fumo in ciascuna delle due banche (perdita media 42.000 euro a socio). Non ha visto che, mentre scoppiava il bubbone in seguito a un’ispezione non sua ma della Bce, i vertici delle due banche si aumentavano compensi e bonus del 52%.

Dopo tutte queste sviste, ieri il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, ha visto nitido e scolpito il futuro del Paese. E ci ha raccontato per due ore quale sarà il nostro destino. Sapere che ha cambiato occhiali è già una buona notizia.

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