I bond di James Bond

C’è una banca che ha un rosso di sei miliardi e nessuno si preoccupa. C’è una banca in cui quel deficit è stato accumulato soprattutto negli ultimi sei mesi, ma va tutto bene.

Meglio farlo sapere soprattutto a chi non distingue un Bond da James Bond: è Deutsche Bank. La causa di una simile crisi è il peso dei derivati mai smaltiti negli anni della grande gelata economica, a cui vanno aggiunti gli effetti di numerose cause legali per avventure speculative del passato. Niente che metta in allarme, l’istituto rappresenta uno dei pilastri della germanità (gli altri sono la Mercedes, Goethe e il Bayern Monaco), ma è giusto saperlo per avere un’idea più realistica del sistema bancario internazionale dopo le polemiche delle scorse settimane.

La «Deutsche» ha perso il 50% in Borsa negli ultimi due anni e ha immediatamente progettato un piano per cominciare a rientrare dall’abisso: il licenziamento di 9 mila dipendenti su 100 mila. Quasi il 10%, un prezzo altissimo che mette in imbarazzo Angela Merkel, insolitamente silente quando il nostro governo ha salvato le quattro piccole banche nei Boschi di famiglia. Il motivo è lampante: aveva un grosso rospo da digerire. Da qualche tempo la cancelliera sembra più possibilista sull’allentamento del rigore. Dopo lo scandalo Volkswagen e quello della Deutsche, i margini per alzare il ditino ammonitore nei confronti del resto d’Europa sono diminuiti parecchio. Wolfgang Schauble, il falco della finanza pubblica che inceneriva i greci tre volte al giorno, ora è scomparso dalle scene. Anche perché a Francoforte c’è chi comincia a chiedersi con quali criteri siano stati fatti gli ultimi stress test bancari, se nessuno s’è accorto di una voragine di sei miliardi. Sarebbe interessante sapere cosa ne pensa Mario Draghi.

© RIPRODUZIONE RISERVATA