I cinesi
contro il cinese

Brogli e imbrogli. Torniamo col pensiero in Italia da Parigi e già a Ventimiglia avvertiamo un’aria di casa che non consola, ma se possibile affligge.

Si sono tenute le imperdibili primarie del Pd per le regionali della Liguria e la candidata renziana Raffaella Paita le ha vinte come sempre più spesso accade da un paio d’anni a questa parte sconfiggendo un’icona rossa (venerabile maestro o mammuth fate voi) come Sergio Cofferati.

Alle urne si sono recati 55.000 elettori e il vantaggio della Paita sarebbe di 4.000 voti, a conferma di un successo abbastanza significativo. Abbiamo scritto «sarebbe» perché Cofferati non ci sta. Tex Willer non perde facile e con l’occhio di lince che lo contraddistingue ha intravisto «gravi irregolarità nello svolgimento delle operazioni elettorali», a tal punto che il collegio dei garanti delle primarie ha rinviato ogni decisione a domani in attesa della documentazione integrativa.

Mentre Raffaella Paita già festeggia promettendo «anni rock» alla regione di De André, Paoli e Lauzi, lo staff di Cofferati si prepara alla battaglia con due capi d’accusa. Il primo riguarda le file di cinesi e marocchini ai seggi che chiedevano agli scrutatori dove riscuotere i compensi per aver votato , il secondo la presenza di «riconosciuti esponenti del centrodestra» avvistati dalle parti delle urne evidentemente per avvelenare i pozzi di quello che Cofferati pensava potesse essere un plebiscito per lui. Indipendentemente da torti e ragioni, scoprire che il Cinese del sindacato sia stato rottamato dai cinesi è di per sè motivo d’un sorriso.

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