Il contratto eterno

I contratti a tempo determinato hanno un fastidioso difetto, terminano». Era il modo un po’ urticante di affrontare l’argomento da parte di un famoso direttore di giornali non abituato a interrompere rapporti di lavoro causa crisi. Il problema è capire, quando terminano? Nella domanda c’è il senso della nostra riflessione.

Quelli dei custodi dei palazzi Aler di Milano (non tutti, una quarantina) terminano nel 2099. Diceva Keynes: «A medio termine saremo tutti morti», ma per chi ha firmato quei contratti la cosa dev’essere considerata un dettaglio. Si muore col posto di lavoro in essere. La beffa è stata portata alla luce dai commissari della Regione Lombardia che da qualche mese hanno cominciato a guardare dentro i conti dell’ente case popolari per capire come mai possa essere appaiato, quanto a buchi, all’acquedotto pugliese. L’Aler ha un deficit di 207 milioni di euro, fa pagare anche 100 euro al mese di affitto, gestisce palazzi fatiscenti da racconto postatomico firmato Tarantino e non ha alcuna speranza di tornare in attivo, visto che le entrate delle locazioni coprono solo il 52% delle spese annue di gestione. Un fallimento al quale contribuisce - in parte minima dal punto di vista sostanziale, ma in modo consistente per il paradosso - il contratto a termine degli addetti alla sorveglianza e alle pulizie degli stabili: 85 anni prorogabile sei volte. Vale a dire fino al giorno del giudizio. Lo stipendio è di 1300 euro, la casa è gratuita per cinque generazioni e l’articolo 18 non è mai stato un problema.

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