Il passato nascosto

L’arma del sospetto è un boomerang, l’abbiamo sempre sospettato. E si ritorce sempre contro chi la usa per screditare i rivali sul lavoro, nello sport, in politica. È ciò che sta accadendo nel Movimento Cinquestelle, attraversato da un brivido tre giorni dopo aver scelto (con le primarie online) la candidata sindaco per Roma, Virginia Raggi, brillante avvocato di 37 anni con un curriculum di prim’ordine.

Lo si può leggere sul sito di Beppe Grillo e su quello dello studio Sammarco Associati dove lavora. È quasi completo, manca solo un dettaglio: dieci anni fa completò il praticantato (per due anni, non per due giorni) nello studio Previti.

Già, come dire nell’antro del diavolo per l’Italia che ha sempre diffidato del berlusconismo e dei suoi maneggi più o meno fantasmagorici. Ministro del primo governo Berlusconi, legale della prima ora dell’ex Cavaliere, Cesare Previti - fin dalle vicende legate a Stefania Ariosto, alle sue rivelazioni e alle sue foto a bordo dello yacht Barbarossa - fu uno dei protagonisti di processi e scoop giornalistici nei ruggenti anni Novanta della politica italiana di centrodestra. Il Pd è subito partito all’attacco di Virginia Raggi: «A Roma se voti Cinquestelle, voti studio Previti».

Lei ha risposto: «Volete solo screditarmi». Ma nel suo atteggiamento c’è qualcosa di irrisolto e quei due anni scomparsi dai radar sono la testimonianza di un imbarazzo, di un pudore preventivo che ha poco senso. E poco ha a che vedere con la trasparenza che i grillini invocano per gli altri. Due anni di praticantato in uno degli studi più importanti della capitale, perché sbianchettarli? Semplice. Perché se fosse stata di un’altra parrocchia politica, per quei due anni le truppe di Casaleggio l’avrebbero sbranata.

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