Il tempismo del governo

Fare la cosa giusta al momento giusto si chiama altrimenti «tempismo».

Una dote che gli statisti avvertono innata sotto la pelle (il momento in cui pronunciare un discorso, prendersi una pausa, ritirarsi come Cincinnato) e che riguarda anche gli sportivi (il tempismo nel dribbling di Messi, quello del tuffo di Buffon), gli acrobati (questione di vita o di morte) e i grandi musicisti nel cogliere l’istante in cui far entrare il primo violino. Ecco, il viceministro dell’Economia Enrico Morando avrà certamente tante doti, ma il tempismo proprio no. Se doveva scegliere il giorno sbagliato per annunciare un intendimento del ministero da lui presidiato c’è riuscito.

Quindi o è masochista o è privo di senso dei tempi. La sua entrata, a teatro sarebbe stata fischiata e allo stadio gli avrebbe procurato come minimo un cartellino giallo. «Mi aspetto un assalto nei talk show di demagoghi e populisti», ha introdotto l’argomento - già paventando qualche sberla mediatica - al congresso dell’Associazione delle fondazioni bancarie. E poi ha proseguito: «Il governo è pronto a varare un provvedimento per dare la possibilità alle banche di ridurre la deducibilità delle perdite a un solo anno anziché spalmarla sui cinque attuali». In pratica per gli istituti si ridurrebbe il prelievo fiscale.

Dirlo alla vigilia dell’enciclica di Papa Francesco in cui il Pontefice sottolinea che «i popoli hanno pagato il prezzo del salvataggio delle banche» è al tempo stesso coraggioso e fuori tempo. Lo stesso Morando ha subito aggiunto: «Ci accuseranno di aver fatto un regalo alle banche». Se trova una parola più azzeccata siamo ben contenti di scriverla.

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