La bugia volante

Gli F35 devono essere velivoli piccoli come zanzare e invisibili più degli Stealth, che sarebbero appunto gli aerei invisibili.

Lo presumiamo dalla loro capacità di scomparire dai dibattiti parlamentari e dai documenti pubblici e di ricomparire quando meno te lo aspetti, magari più numerosi. Caratteristiche micidiali quando hanno impatto sul nemico, ma solo preoccupanti quando hanno impatto sui conti pubblici del nostro Paese, già sufficientemente disastrati di loro.

Riecco dunque gli F35. C’eravamo lasciati otto mesi fa con un voto parlamentare che impegnava il governo a tagliare del 50% il coinvolgimento italiano nel progetto in termini economici. Ed era passato il messaggio che da 90 i cacciabombardieri della Lockeed sarebbero diventati 45. Niente di più sbagliato perché in realtà la spesa è aumentata dai 509 milioni del 2014 ai 582 del 2015 e gli aerei in consegna entro il 2020 saranno quattro in più del previsto (38 invece di 34). Tutto ciò fatto salvo il saldo finale di 90 aerei entro il 2027. Tutto questo sta scritto nel documento programmatico del ministero della Difesa che non solo non ridefinisce al ribasso i termini del contratto internazionale, ma semplicemente conferma un impegno messo più volte in discussione in aula. E i miliardi attorno ai quali si ragiona restano sempre 12, altro che sconto o limatura o ribasso che dir si voglia.

È evidente che l’affaire F35 è troppo grande anche per il governo italiano e che in virtù di accordi sovranazionali il progetto debba andare avanti. Ma scoprire che otto mesi fa il Parlamento aveva fatto il gioco delle tre carte ci fa sentire più abbattuti di un vecchio caccia a elica.

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