La gatta frettolosa

Lasciata fuori dalla porta del Parlamento è entrata dalla finestra del palazzo di Giustizia. È la stepchild adoption che un mese fa mise in subbuglio la Camera e venne emendata dalla legge sulle unioni civili. Il tribunale dei minori di Roma ha infatti emesso una sentenza che stabilisce la liceità dell’adozione di un bambino di tre anni da parte del compagno del padre.

La coppia sta insieme da 12 anni, il giudice ha deciso che la sentenza fosse «nell’interesse del piccolo» come prevede la legge sulle adozioni. A questo punto è giusto aggiungere che il bambino era stato concepito in Canada con l’ausilio dell’utero in affitto, procedura che il Parlamento - nel perfezionare i contorni della legge - non aveva neppure voluto nominare. E che nel mainstream intellettuale del politicamente corretto meglio sarebbe definire «maternità surrogata» o «gestazione per altri», anche se il cambio di termini non sposta di un millimetro la sostanza.

Non vogliamo qui tornare su problematiche morali più volte dibattute in difesa della famiglia naturale, ma sottolineare due particolarità. La prima è di fatto la legalizzazione per vie non parlamentari di una pratica ancora vietata in Italia. E questo conferma quanto fosse pasticciata la legge Cirinnà, quanto fosse superficiale e frettoloso il dibattito in aula. Quanto, in definitiva, il decisionismo renziano sia stato deleterio nella gestione di una materia che meritava ben altro approfondimento politico, sociale e scientifico.

Si sa, la gatta frettolosa fa i gattini ciechi. Il secondo dettaglio è una conseguenza. Se in Parlamento le leggi vengono confezionate male, è automatico che ci sarà sempre un Tribunale ad applicarle trionfalmente a modo suo.

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