La più bella del mondo

I Costituenti hanno previsto un meccanismo di revisione del loro testo. Io sono affezionato alla prima parte della Costituzione, quella dei diritti e dei doveri, che per fortuna nessuno vuole toccare. Ma sulla parte dell’ordinamento dello Stato intervenire si può, anche tenendo conto della fase storica in cui la Costituzione è nata, dopo un periodo di umiliazione del Paese e delle sue istituzioni. Non sono né un costituzionalista né uno storico, parlo da cittadino.

Ma dopo settant’anni di democrazia se uno provasse a farsi dittatore nell’Italia di oggi sa cosa verrebbe fuori? Un tiranno da operetta. Dopo Giolitti abbiamo avuto sarti perfetti. Guardi come hanno tagliato la Costituzione; altro che accomodamenti, piuttosto pedagogia democratica. Io credo che la cornice di valori della Carta non sia affatto in pericolo. Certo, bisogna tenere gli occhi aperti. Referendum? Se c’è da difendere la Costituzione, col cuore scelgo il no, ma con la mente scelgo il sì. E anche se capisco profondamente e rispetto le ragioni di coloro che votano no, voterò sì. Sono trent’anni che sento parlare della necessità di superare il bicameralismo perfetto: niente. Di creare un Senato delle Regioni: niente. Di avere un solo voto di fiducia al governo: niente. Pasticciata? Vero. Scritta male rispetto al meraviglioso linguaggio della Costituzione? Sottoscrivo. Ma questa riforma ottiene gli obiettivi di cui parliamo da decenni. Sono meglio del nulla. E io tra i due scenari del giorno dopo preferisco quello in cui ha vinto il sì. Con l’altro scenario si avrebbe la prova definitiva che il Paese non è riformabile». Così Roberto Benigni in un’intervista a La Repubblica. Il dibattito è aperto. Anche ieri sera in Tv, come fa da anni, lui ha recitato «La più bella del mondo». Bella perché viva.

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