La scorta

Che spreco, che vergogna, che Europa con le mani bucate. Parole e musica di Nigel Farage, il pittoresco leader autonomista britannico che un giorno sì e l’altro pure lancia invettive contro le malefatte e le mollezze di Bruxelles.

Dalle quali lui vorrebbe allontanarsi più in fretta possibile, e con lui l’alleato Beppe Grillo. Insieme hanno infatti creato il gruppo Europe of Freedom and Direct Democracy, perché il continente sia definitivamente liberato dagli euroburocrati. I quali sono effettivamente tanti e spesso si occupano dei decimali monetari più che degli europei in senso stretto, vale a dire delle persone, della loro vita, del loro destino nel mondo globale.

Il problema degli euroscettici per vocazione è la coerenza, e sarebbe interessante sapere come si difenderà Farage dall’accusa che gli muove il Daily Mail dopo un’inchiesta giornalistica di quelle che lasciano il segno: l’uomo che vorrebbe gettare a mare l’Europa - e spinge perché Londra ne esca al più presto - spenderebbe 15.000 sterline (più di 19.000 euro al giorno) per la sua scorta personale. Cifra ovviamente pagata da quella Bruxelles che lui rifugge come la peste. Il tutto a carico dei contribuenti perché per queste spesucce avrebbe attinto ai 2 milioni e mezzo di sterline destinati al gruppo suo e di Grillo.

Al di là del costo, sorprendono le fatture: una per farsi proteggere mentre parlava in una bocciofila dell’Essex (74.000 euro), un’altra per essere ipoteticamente difeso durante un bizzarro comizio nel piano seminterrato di un club in cui la specialità è lo spogliarello. Il problema dei moralisti è sempre lo stesso: la nemesi.

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