Mancano 4 miliardi

Mentre l’Italicum sta arrivando in stazione col rischio di deragliare davanti alla pensilina; mentre l’Expo si staglia all’orizzonte con feste, palloncini e buone dosi d’orgoglio nazionale.

Mentre il Paese è giustamente impegnato a capire quale orizzonte ci riserverà l’esodo continuo dei migranti, c’è una notizia che fatica a passare fra le maglie strette del controllo parlamentare: mancano quattro miliardi. Dopo l’uscita di scena del commissario Cottarelli, rimandato a insegnare negli Stati Uniti per aver solo immaginato di tagliare la spesa pubblica, i suoi sostituti Gutgeld e Perotti (renziani di ferro) stanno mettendo a punto una spending review alternativa, praticamente omeopatica, per non essere costretti ad aumentare un punto di Iva nel 2016. La ricetta dei sacrifici prevedeva risparmi per dieci miliardi incidendo su sprechi pubblici, debito pubblico, dipendenti pubblici (soprattutto ministeriali), riassetto del patrimonio pubblico.

E invece, a fronte di tagli indiscriminati e dolorosi (spesa sanitaria, detrazioni fiscali, sussidi alle imprese, trasporti locali ed altro), l’incasso da parte dello Stato sarebbe di sei miliardi. Quindi, ecco i quattro che mancano e che rischiano di trasformare la prossima legge di Stabilità, dopo l’estate, in un ritorno all’ultimo buco della cinghia per milioni di cittadini già ampiamente spremuti. Si pensa di intervenire abolendo il corpo forestale e imponendo i costi standard nei capitoli d’acquisto delle aziende sanitarie. Ma poiché i due temi sono ormai diventati leggende metropolitane, brindiamo all’Expo e temiamo il peggio.

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