«Mi piace» tutto

Titolo: «Contro un furgoncino nella notte. Muore in moto 27enne badante ucraino». Trentasei «mi piace» sul sito de L’Eco di Bergamo. Titolo: «Investito mentre attraversa la strada. Ad Albino deceduto anziano di 72 anni». Ventiquattro like. Titolo: «Malore in Valcanale, 58enne perde la vita». Ventuno «mi piace».

Una valanga di like accanto a notizie così tragiche suscita perplessità. Tento di abbozzare qualche spiegazione. Primo caso. Mi piace che il vecchietto, mio vicino di casa, tanto antipatico non ci sia più? Si sa, dietro l’anonimato garantito dalla rete, spesso si scatenano i più bassi istinti. Secondo caso. Mi piace leggere notizie luttuose che capitano ad altri così penso di averla scampata anche oggi? In pratica, l’equivalente del gesto delle corna. Terzo caso. Mi piace per far sapere che ho gradito che il sito si sia occupato del mio amico? Della serie: importante che se ne parli, non importa come e perché. Andreotti docet. Quarto caso. Mi piace per esprimere vicinanza ai parenti che immagino straziati dal dolore per la perdita di un loro caro? Una sorta di condoglianze 2.0. Oppure, ultimo e più probabile caso. Mi piace a prescindere, solo per lasciare traccia della mia esistenza in vita, senza pensare nemmeno per un secondo all’effetto stridente che può suscitare quel pugno con il pollice alzato.

Lo stesso distratto entusiasmo di mia nipote dodicenne quando clicca «mi piace» sulla foto di Liam Payne degli One Direction. O della mia amica Linda quando s’imbatte nella ricetta per i muffin mentre sta cercando su Facebook suggerimenti su come limare le unghie al gatto. Il significato perduto dei segni è disarmante.

© RIPRODUZIONE RISERVATA