Monnalisa finta

Ma davvero c’era qualcuno che ci credeva? Essena O’Neill è una ragazza australiana molto carina che mercoledì 4 novembre piangeva su Instagram mentre rivelava una verità nascosta (o come va di moda oggi, faceva outing): le foto che in questi mesi le hanno permesso di accumulare oltre seicentomila followers e di guadagnare due milioni di euro dagli sponsor non sono spontanee, ma costruite.

Cinquanta pose prima di trovare quella giusta, ritocchi strategici per enfatizzare la femminilità. Insomma, quegli scatti e quei selfie sono un imbroglio. «Così ho deciso di andarmene dai social, un mondo falso, e di smettere di fingere d’essere naturale per esserlo davvero».

Così a 18 anni lei ritrova la sua libertà dentro la realtà. Aggiungeremmo che farlo con una furtiva lacrima e due milioni in più sul conto è un sacrificio tollerabile. Ma davvero c’era qualcuno che ci credeva (nella spontaneità)? Forse qualche coetaneo innamorato o qualche satiro incallito, ma è davvero sorprendente che la signorina sia riuscita ad adescare migliaia di persone con banali fotografie ritoccate.

È il mondo digitale, ingenuo e insondabile. È la forza autocelebrativa dei selfie, che hanno più a vedere con il narcisismo che con la fotografia. C’è gente che anche davanti alla Gioconda non cambia idea: invece di osservarla preferisce voltarle le spalle e farsi uno scatto con lei per poi postare tutto su un social. È il quarto d’ora di celebrità descritto da Andy Warhol, viverlo con Monnalisa ha un che di speciale. «È tutto così reale», ti dicono. Per poi scoprire, parola di Essena O’Neill, che è tutto falso. Forse anche la confessione.

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