Non si vede, ma c’è

C’è ma non si vede e viceversa. Fa parte dello stile. Il presidente Mattarella, come un quadro fiammingo, esige il chiaroscuro, la mezzatinta, il sottotono.

Insomma la sua immagine è tutta un’altra storia rispetto a quella turbinosa di Renzi, a quella caciarona di Salvini, a quella fluorescente di una politica che - non abbondando di idee - abbonda con i colori. Eppure, Mattarella c’è e non ha paura di dire come la pensa. Solo che lo fa col sopracciglio. Referendum sulle trivelle? Ecco che mentre il premier pretende di decidere per tutti indicando la via dell’astensione, il presidente aspetta la penombra della sera e va a votare. Ottiene così due risultati: fa sapere che assolvere a un compito istituzionale è doveroso quantomeno per le istituzioni. E, con la passeggiata notturna al seggio, impedisce ai media e ai fautori del sì di strumentalizzarne la scelta per l’intera giornata.

Referendum costituzionale? C’è chi giura che Mattarella non si è ancora espresso e invece no. Lo ha già fatto, e per ben due volte. «La riforma del Senato influirà su efficienza e velocità delle decisioni», aveva detto nel pieno della bagarre politica facendo capire di esserne favorevole. A ciò ha aggiunto, in uno scritto per la fondazione dalemiana «Italianieuropei»: «La Repubblica deve sapersi rinnovare». E non intendeva il quotidiano.

Scontro politica-giustizia? A ben guardare, il capo dello Stato ha detto la sua anche qui. Giovanni Legnini, numero due del Csm, al culmine della polemica ha richiamato Davigo così: «Non corriamo il rischio di rimettere indietro le lancette dell’orologio». E chi è il presidente del Csm? Mattarella.

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