Orale
e scritto

Tutto in una vignetta di Krancic. L’allievo col fiocco tricolore e una inquietante toppa su una manica del grembiulino chiede alla maestra: «Signora sono promosso?». Lei lo osserva dalla cattedra e gli risponde: «Bene l’orale, vedremo i compiti scritti».

Inutile svelare che l’allievo brufoloso è Matteo Renzi e la severa docente Angela Merkel. Sta tutto qui il senso del ruggito della kanzlerin che ha rovinato il weekend al premier ; dalle parole ai fatti la distanza è ancora troppo grande. Vero che non è trascorso ancora un anno di lavoro, vero che mai governo di centrosinistra fu così osteggiato dalla vecchia sinistra, vero che nessun esecutivo degli ultimi 20 anni (neppure il Berlusconi più baldanzoso) ha mai provato a tirare dritto davanti all’accidia di un sindacato così conservatore.

Ma per chi guarda da fuori è anche vero che le parole sono state tante e i fatti pochi. Così la maestra ha rotto gli indugi e lo ha fatto sapere agli studenti che abitano a palazzo Chigi e all’Eliseo. Correzione di spesa non significa taglio, tassazione surrettizia non significa investimento, programmazione impressionista senza coperture non significa crescita.

«Matteo stai sereno», è il messaggio che arriva da Berlino mentre da nessuna parte, nella Legge di stabilità, nel Jobs act e negli altri decreti varati come aeroplanini di carta si legge alcunchè sul problema numero uno: come ridurre la spesa pubblica incidendo su chi la produce, lo Stato. In sei mesi il prezzo del petrolio è sceso del 40%, ma nessun italiano se n’è accorto perché il beneficio è stato incamerato come tassa. L’allievo con le toppe non convince la maestra, che s’è stancata di ascoltare e adesso vuole leggere. Come darle torto?

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