Se piove in Borsa

È la maledizione di Gordon Gekko, il luciferino finanziere di «Wall Street». Follow the money, ripeteva sino alla rovina, e seguendo i soldi che si allontanano cominciamo a cogliere i segnali di un autunno difficile. La Borsa ha perso 20 miliardi mercoledì e 5 giovedì 16 ottobre, i finanzieri hanno spostato i loro investimenti dai titoli italiani a quelli - più sicuri - tedeschi, americani e giapponesi.

Ricomincia la rumba dell’autunno 2011 che ci portò sull’orlo del baratro? Sarebbe difficile resistere a un virus simile, che non sarà Ebola, ma potrebbe lasciare numerose vittime sul terreno. La Grecia è tornata a propagare paure e turbolenze (senza i tutori della Troika è ancora percepita come inaffidabile), la Bce sta per pubblicare i risultati sugli stress test delle banche, e soprattutto in Germania si comincia a scrivere che quelle italiane non sarebbero propriamente in salute.

Basta poco a far salire la temperatura in un’area fragile come l’Europa, in cui Bruxelles continua a operare nella prospettiva del rigore e non in quella della crescita. In questo scenario gli speculatori (che ai tempi dei signori in tuba e frac venivano chiamati gli gnomi di Zurigo) dirigono le danze, prova ne è che lo spread, in sonno per oltre un anno, si è riaffacciato oltre la soglia dei 200 punti (prima di chiudere a 187).

Niente di allarmante, ma significa che la bestia finanziaria si è risvegliata e sta guardando con qualche antipatia da questa parte. La frase di Draghi «la Bce farà di tutto per sostenere l’euro» è ancora un ombrello sicuro. Ma ricomincia a piovere e le riforme strutturali, al di là delle lagne, sono l’unico portone dentro cui trovare riparo.

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