Siamo tutti mattarelli

L’uomo è anche simpatico: sta sulle sue, ci evita il profluvio di dichiarazioni e sparate che i politici (e anche qualche suo predecessore) non esitano a dispensare al popolo tutto. E almeno ci ha fin qui riservato il contegno dovuto da un presidente, per di più da poche ore.

Ma quanta melassa attorno al nostro Sergio Mattarella nuovo capo dello Stato, quante letture scivolose abbiamo dovuto sorbirci in questi giorni. Sconosciuto ai più – non parliamo poi dei giovani –, ignorato per anni dagli addetti ai lavori, archiviato tra i residuati bellici della Prima (e fino a sabato tanto contestata) Repubblica, il nostro nuovo presidente è entrato di gran carriera nella schiera dei beati, prossimamente santi.

Maria Goretti, al confronto, impallidisce: sobrio e silenzioso, parco e pandista (nel senso di auto), buono e studioso, gran sacerdote della Costituzione e amico delle suore, alle quali ha chiesto preghiere ieri uscendo dalla Messa domenicale, il nostro Mattarella a quanto pare è il novello uomo della Provvidenza. E guai a chi osa anche solo accennare al fratello dalle non entusiasmanti frequentazioni.

No, in Italia no: tutti sul carro del vincitore, a prescindere. Tutti che certo che lo conoscevano. Tutti a raccontar aneddoti personali, e che sì, loro l’avevan sempre detto che era uno statista e un fine politico, che la Prima Repubblica è stata una grandissima invenzione dell’Italia uscita dalla guerra, e che persino la tanto vituperata Democrazia cristiana non era poi male, almeno in qualche sua corrente, e che i suoi uomini sono preziosi anche per il giorno d’oggi. Toh, non avevamo proprio capito niente... Ma buon lavoro, presidente Mattarella.

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