Spiccioli

È possibile abitare in affitto a due passi dalla stazione Termini, a Roma, spendendo 1,81 euro (la virgola è al posto giusto) al mese? Risposta realistica: no. Risposta sarcastica: sì, in un cartone da clochard. Risposta fattuale: certamente sì. Come vivere a 5 euro in Campo de’ Fiori e a 32 euro, sempre al mese, con vista Colosseo.

Per farlo non è neppure necessario essere politici ai quali l’abitazione è stata venduta «a loro insaputa». Basta avere come padrone di casa il Comune di Roma, che vanta un deficit di oltre un miliardo ma si dimentica regolarmente (da anni) di far pagare l’affitto agli inquilini o di adeguare i canoni, non certo alle quote di mercato, ma almeno a quelle della decenza amministrativa.

I casi riportati stanno dentro il dossier presentato proprio ieri dal commissario straordinario Francesco Paolo Tronca, secondo il quale l’85% degli inquilini (abitazioni e negozi) del Comune di Roma non paga l’affitto. Per scoprirlo è stato sufficiente incrociare alcuni dati con il computer. La mappa degli orrori è imbarazzante: ci sono commercianti con volumi d’affari da un milione di euro che hanno un canone standard di 380 euro. Il patrimonio immobiliare del Comune è di 28.000 unità abitative e la morosità storica è di 357 milioni di euro. I mancati guadagni del 2015 ammontano a 4,5 milioni.

Presentando i dati, Tronca ha commentato con un giro di frase alla Cyrano de Bergerac: «Ho percepito che la situazione non fosse proprio sotto controllo e ho avuto la sensazione che non ci fosse una perfetta padronanza del rispetto delle regole». Ecco un bel tema per i candidati in campagna elettorale. E anche per un magistrato che abbia voglia di indagare.

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