Targhe e idee alterne

Hanno fatto bene. Questo dicono i numeri e i numeri raramente mentono. Hanno fatto bene il sindaco di Bergamo, quello di Milano e quelli di città e paesi che hanno deciso blocchi e targhe alterne per ridurre lo svolazzare delle polveri sottili direttamente dall’aria alla gola di chi ha la pretesa di respirare per vivere.

A Bergamo lo smog è sceso in modo significativo il secondo giorno (da 57 a 36 microgrammi per metro cubo), a Milano è passato da 80 a 45, le seccature alla circolazione sono state minime e i giorni in sospensione fra Natale e Capodanno hanno limitato l’impatto dei provvedimenti.

Un’informazione ansiogena e incline al catastrofismo (i canali all news e i blogger più superficiali) ha condotto le danze della protesta. E il solito gioco della politica in perenne campagna elettorale ha indotto a credere che quei blocchi contro lo smog fossero inutili. Il problema comincia adesso perché il governo, messo sotto pressione dagli allarmismi, intende favorire provvedimenti folcloristici come i 30 all’ora in città, con l’unico risultato di congestionare le poche strade di scorrimento e aumentare ciò che si vorrebbe diminuire.

È bene ricordare che negli ultimi vent’anni la cura dell’ambiente ha fatto passi da gigante e che i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sono positivi: nel nord Italia le polveri sottili sono passate da 150-200 a 40-50.

E questo per un’accresciuta sensibilità generale: automobili, caldaie, costruzioni, industrie. Continuare su questa strada è indispensabile, magari andando a verificare la situazione del sottosuolo, molto più allarmante di quella dell’aria. Immaginare di vivere a Pechino o a Città del Messico e di prendere misure irrealistiche solo per accontentare chi cavalca gli allarmi, è infantile.

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