Un uomo un voto

«Meglio nobili che ignobili» ha fatto scrivere sul suo manifesto elettorale Giacinta Ruspoli, avvocato, candidata a Roma con il centrodestra di Meloni e Salvini.

Ne aveva il diritto, essendo rampolla di una famiglia di altissimo lignaggio, ma non ha accarezzato i cuori: solo 13 preferenze. È accaduto l’opposto a Maria Stella Gelmini, entrata in lista a Milano senza troppi clamori (c’è ancora qualcuno che ricorda la faccenda dei neutrini e del tunnel sotto il Gran Sasso da ministro dell’Istruzione): quasi 12.000 preferenze, la più votata in assoluto. Molto vicina all’exploit che alle regionali del 2011 fece segnare Renzo Bossi (l’indimenticabile Trota) con 12.893 voti tutti per sé.

Il giorno dopo è interessante spulciare fra i nomi noti, i vip e gli aspiranti tali per vedere l’effetto che fa. Ed è singolare scoprire che a Milano la più votata fra i Cinquestelle è stata Patrizia Bedori (1100 voti), proprio colei che il movimento non appoggiò, e alla fine si ritirò perché «sentivo troppo stress». A Roma è crollata una stella nascente: Daniela Martani, ex hostess dell’Alitalia, simbolo della lotta sindacale della categoria ai tempi dei Capitani coraggiosi, poi concorrente del Grande Fratello. Si è candidata nei Verdi, ma evidentemente nessuno ricordava la sua grinta: 26 preferenze. Ma il record di questa tornata elettorale appartiene ad Aldo Maria Biscardi detto «Dodi», nipote di quel Biscardi, inventore del Processo del Lunedì, delle baruffe in diretta, del moviolone e degli imperdibili Sgub. Si è presentato con la Destra di Storace e ha preso una preferenza. È molto probabile che non lo abbia votato neppure lo zio.

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