Le indagini di Albertano
giudice medievale

Un morto ammazzato, una scena del delitto insolita, un assassino a piede libero. Da questo quadro di elementi partono le indagini del giudice Albertano da Brescia, un investigatore davvero ante litteram visto che le vicende che lo vedono protagonista si collocano in pieno 1200.

Va detto che Albertano ha una doppia natura: storica e letteraria. Infatti è un personaggio vissuto effettivamente in quel periodo, uomo di giustizia e d’armi, ma anche di lettere e filosofia. Albertano, sensibile alla predicazione francescana, fu autore di libri che ebbero una vasta diffusione, come il trattato filosofico «De amore et dilectione Dei et proximi et aliarum rerum et de forma vitae» e «Ars loquendi et tacendi». Inoltre il suo «Liber consolationis et consilii» – in particolare il Racconto di Melibeo - venne preso come spunto dal poeta e scrittore inglese Geoffrey Chaucer per uno dei suoi Racconti di Canterbury. Alcuni studiosi non escludono che le riflessioni morali di Albertano, riprese da Brunetto Latini abbiano esercitato qualche influenza nel lavoro di Dante Alighieri per la Divina Commedia.

Ora, dopo una bella manciata di secoli, il buon giudice – il cui destino venne avvolto dalle nebbie delle cronache mondane dopo il 1253 - è stato ripescato dalla storia della letteratura italiana e «adottato» dallo scrittore e giornalista Enrico Giustacchini, che lo ha trasformato nella figura di un investigatore molto particolare. Già, perché dobbiamo immaginare un tempo e un luogo dove buona parte i punti di riferimento culturali e morali erano strettamente connessi alla fede, ai riti e ai simboli che la celebravano.

L’Albertano messo in scena da Giustacchini è una persona di buon senso, poco soddisfatto dalle prime impressioni, non cedevole ai flussi delle emozioni: un carattere meditativo ma non certo inerte. Anzi, oltre a sbrogliare i suoi casi polizieschi resta attivo su più fronti. Nel primo libro «Il giudice Albertano e il caso della fanciulla che sembrava in croce» – pubblicato l’anno scorso da Liberedizioni di Brescia – il protagonista è impegnato nella difesa della cittadina di Gavardo minacciata dall’esercito imperiale di Federico II. Un episodio storicamente confermato: l’impresa andò male e Albertano venne messo in carcere a Cremona. Nel «raccoglimento» della prigionia scrisse la sua prima opera «De amore…».

Invece nel secondo e recentissimo libro di Giustacchini, «Il giudice Albertano e il caso dell’uomo pugnalato fra le nuvole», l’investigatore è chiamato a comporre un contrasto ereditario e dissidi tra un monastero e i fittavoli delle sue terre. Insomma così facendo, intrecciando indagine e vita quotidiana, si realizza l’effetto di un piccolo affresco medievale senza troppe spade sguainate e teste coronate che rischiano di far scivolare l’operazione nel territorio del fantasy.

Giustacchini infatti è davvero abile nel combinare le fonti storiche e contemporaneamente portare avanti la narrazione senza far pesare troppo citazioni in latino, aneddoti su santi, superstizioni e scampoli di filosofia. Tutto materiale che non è stato piazzato per un vano sfoggio di erudizione – tra l’altro in fondo ai suoi libri ogni fatto, citazione o personaggio vengono spiegati diffusamente – ma per ricreare l’atmosfera del tempo e soprattutto gettare sul tavolo gli indizi utili allo svelamento del mistero.

I gialli del giudice Albertano sono una piacevole lettura, dove le scoperte non mancano, specie sul fronte della storia locale che a volte si trascura per rincorrere altri splendori e invece rivela interessanti figure e intriganti vicende. Mi permetto infine di indicarli agli studenti delle superiori, che magari masticano amaro sul «latinorum» e potrebbero ritrovare un poco di interesse alla materia appassionandosi alle indagini del buon giudice.

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