Un problema per tanti
Non sottovalutate l’insonnia

Irritabilità, scarsa attenzione, abbassamento delle difese immunitarie, aumento di peso e, nei casi più gravi, malattie cardiovascolari e depressione. Sono questi gli effetti negativi dell’insonnia, disturbo che colpisce oltre 9 milioni di italiani (numero in continua crescita), tra cui anche molti giovani.

Un problema, con caratteristiche e cause diverse, che alla lunga si ripercuote negativamente sulla qualità di vita e sulla salute di chi ne soffre. Rassegnarsi non serve a nulla. Deve essere trattato tempestivamente e nel modo corretto. Le cause infatti sono molte e diverse. Il primo passo per uscirne? Identificare la reale origine con il supporto di un esperto. Come ci spiega il professor Luigi Ferini Strambi, uno dei massimi esperti italiani e internazionali sull’argomento, neurologo responsabile del Centro di Medicina del Sonno al Irccs Ospedale San Raffaele di Milano e del nuovo Centro dedicato al sonno da poco attivo a Smart Clinic «Le due torri» di Stezzano, al quale è possibile rivolgersi per percorsi di diagnosi e cura su misura e multidisciplinari.

Professor Ferini Strambi, quando si può parlare di insonnia?

«Con il termine insonnia s’intende una percezione individuale di sonno insufficiente o poco ristoratore o comunque inadeguato allo svolgimento efficace delle attività quotidiane. Per arrivare a una diagnosi precisa e quindi a un’adeguata terapia, bisogna in prima battuta distinguere le diverse caratteristiche dell’insonnia: difficoltà di addormentamento (il tempo per addormentarsi può essere considerato normale se non supera la mezz’ora); difficoltà di mantenimento del sonno (frammentazione), risveglio troppo precoce (il soggetto dorme 3-4 ore, si sveglia e non riesce a riprendere sonno)».

Quali sono le cause?

«Sono molte e di diversa natura. Un problema di addormentamento può essere dovuto a un disturbo d’ansia o alla sindrome delle gambe senza riposo (frenesia alle gambe quando ci si stende a letto). Se ci sono diversi risvegli durante il sonno, potrebbe trattarsi di un mioclono notturno (brevi scatti alle gambe ogni 30-40 secondi) o di un problema respiratorio, come le apnee notturne; oppure, la frammentazione del sonno potrebbe essere legata a rumori esterni, come il russamento. Nel caso in cui una persona tende a svegliarsi molto presto, senza riaddormentarsi, potrebbe esserci un problema di depressione».

Quali invece le cure?

«Ovviamente la cura è diversa a seconda dell’origine e può, di volta in volta, avvalersi della collaborazione di un team multidisciplinare, come quello presente a Smart Clinic. Quando l’insonnia è in una fase iniziale, tra i vari rimedi può esserci anche la melatonina. Questa sostanza viene prodotta naturalmente (al buio) da una ghiandola alla base del cervello e agisce riequilibrando il ritmo sonno-veglia e rallentando le funzioni dell’organismo. È utile nella “sindrome da fase di sonno ritardata” ossia la sindrome dei “gufi”, nei casi di jet-lag, negli anziani perché spesso la sua secrezione si riduce con il progredire dell’età. Bisogna però fare molta attenzione al trattamento fai da te o a rimedi consigliati dall’amica. L’insonnia non curata tempestivamente, di qualunque natura essa sia, può portare a un circolo vizioso. È sufficiente una settimana senza chiudere occhio per portare a un condizionamento negativo e alla cronicizzazione del disturbo: una volta sdraiati a letto, il pensiero e la paura di non addormentarsi agevoleranno un’altra notte in bianco. Al primo campanello di allarme è indispensabile consultare il proprio medico. Una terapia farmacologica è necessaria in circa il 70% dei casi di insonnia: il trattamento farmacologico, con la possibilità di interrompere rapidamente il circuito vizioso caratterizzato dalla triade coricamento allertamento-insonnia, consente soprattutto di evitare l’instaurarsi di un condizionamento negativo e quindi il rischio di cronicizzare l’insonnia stessa».

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