Polveri sottili
Ecatombe silenziosa

La faccenda delle polveri sottili è tremendamente seria. Ed è preoccupante che a ricordarcelo siano unicamente le polemiche di questi giorni. In gioco non ci sono tanto i disagi causati dalle targhe alterne, ma la nostra qualità della vita, anzi, la vita stessa, come ha ricordato il portavoce dei Verdi Angelo Bonelli in un drammatico comunicato in cui, unico esponente politico a spendersi su questi temi insieme a un più scomposto Grillo, ha ricordato che lo smog, in Italia, fa 65 mila vittime all’anno.

Un’ecatombe silenziosa che riguarda anche (e soprattutto, purtroppo) il nostro territorio stretto tra alpi e appennini: un gigantesco catino dove l’aria non si muove e i fumi di milioni di veicoli e camini ristagnano e scaricano inesorabilmente le loro letali microparticelle (Pm10 e Pm2,5) verso il basso, a intasare i nostri polmoni. Se piove o nevica le polveri si schiacciano a terra; se tira vento, vengono spazzate via. Ma purtroppo da circa due mesi non si vedono né vento, né acqua, né tantomeno neve. E solo a dicembre i valori medi della centralina di via Garibaldi, a Bergamo, hanno sforato la soglia limite (50 microgrammi per metro cubo) 25 giorni su 26. Per la cronaca, sono 35 in un anno (e non in un mese) gli «sforamenti» considerati tollerabili dall’Unione europea.

Per tutti questi motivi, per lo stato di emergenza assoluta che stiamo vivendo, al di là della sua relativa efficacia e della sua tardiva applicazione, qualsiasi tentativo per ridurre l’impatto dell’inquinamento non solo è benvenuto, ma necessario. Targhe alterne comprese, dunque. Va anche detto però che, a dispetto del disagio inflitto, il divieto varato da Palafrizzoni è un timido colpetto nel corpaccione del nemico. È un po’ come se a un uomo in apnea sul fondo di un lago portassero una bombola di ossigeno con un’autonomia di pochi minuti, quando in superficie, sulla motovedetta dei soccorritori, sono a disposizione bombole molto più capienti.

Se l’emergenza è così devastante, perché non passare subito a provvedimenti più drastici ed efficaci? E perché non farlo tutti insieme, almeno per quanto riguarda i Comuni più colpiti dal fenomeno? Gli strumenti ci sono, basta la volontà politica di mettersi intorno a un tavolo e prendere delle decisioni comuni. E poi, se davvero l’unica variabile inquinante sulla quale si può influire è il trasporto privato, perché non agire con maggiore decisione, prolungando il blocco per qualche giorno e potenziando nel contempo il trasporto pubblico e rendendolo disponibile a costi agevolati o meglio ancora irrisori?

Questa sono le domande che, ci auguriamo, saranno poste nella riunione convocata per oggi dal presidente della Regione Roberto Maroni. Nessuno ha la ricetta in mano, s’intende, anche se basta dare un’occhiata in giro per il mondo per capire che la fantasia non manca (in Francia danno incentivi chilometrici a chi va al lavoro in bicicletta, in Cina sperimentano i droni antismog...). Certo è che questo non è il terreno per battitori liberi e nemmeno il momento per fughe in avanti più o meno improvvisate. Servono invece azioni strutturali, come ha ricordato l’assessore regionale all’Ambiente Claudia Terzi. E anche coraggiose e tempestive, ci permettiamo di aggiungere. Fin qui, purtroppo, poco si è visto. E non per colpa della nebbia.

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