Vera Carrara torna a correre
Lo lo farà in mountain-bike

Da regina dei velodromi a regina dei boschi? Il progetto è partito: serio, ponderato, ambizioso. Da adesso in poi si tratta di riempirlo di contenuti. Vera Carrara ha deciso di tornare a correre un anno dopo aver dato l’addio al ciclismo. Era scesa di bicicletta a settembre del 2008, dopo la sfortunata esperienza nell’individuale a punti su pista dell’Olimpiade di Pechino.

Ma un anno senza corse e un’infruttuosa incursione in un’altra disciplina - il bob - l’ha convinta che, a 29 anni, nel suo serbatoio fisico e mentale c’è ancora molto da dare. E rieccola sui pedali. «Già prima di Pechino - dice Vera - avevo deciso di smettere di correre. Non avevo più stimoli, avevo alle spalle 21 anni di corse e non mi riconoscevo più in questo mondo, anche per problematiche legate all’ambiente, sempre più impregnato della cultura del sospetto. Poi ho conosciuto il professor Beltran e ho apprezzato il suo metodo, ritrovando le motivazioni per riprendere la bicicletta. Ho pensato che, continuando a correre, avrei potuto divulgare il concetto e l’immagine di un ciclismo pulito, utile alla formazione di giovani atleti. Certo, se torno in bici è perché la passione non mi manca. E poiché amo le alternative e sono animata da una gran voglia di rimettermi in gioco, lo farò però con la mountain-bike avendo come obiettivo Londra 2012».

Eccola qui, dunque, la notizia-bomba che si inserisce nella notiziona del rientro alle corse. Non più strade o velodromi, dove Vera ha conquistato tre titoli mondiali su pista (due da élite e uno da junior) e un altro centinaio di vittorie fra le quali diverse maglie tricolori. Non più superleggere in carbonio o bici pistaiole dall’elegante silhouette. Per la sua seconda vita ciclistica la bella ragazza di Ranica sceglie la mountain-bike, una disciplina mai sperimentata e nella quale si propone un preciso traguardo: la partecipazione all’Olimpiade del 2012.

L’obiettivo verrà inquadrato attraverso tappe d’avvicinamento, senza fretta, nel rispetto di un programma meticoloso: «Nel 2010 - spiega Vera, che resterà tesserata per le Fiamme Azzurre, il corpo di polizia penitenziaria al quale appartiene - parteciperò solamente alle corse del circuito italiano. Soltanto nel 2011 affronterò le competizioni internazionali. Il mio problema è annullare in tempo utile il gap tecnico rispetto ad altre ragazze che corrono in mountain-bike da sempre. Ne ho parlato con Paola Pezzo, campionessa olimpica e mondiale, che mi aiuterà in questo lavoro specifico».

Come si è detto, Vera Carrara continuerà a seguire, anche nell’avventura sui prati, il Mental Performance Research, il metodo studiato dal professor Omar Beltran e già sperimentato con successo da alcuni corridori professionisti, fra i quali Marco Pinotti, Alessandro Vanotti, Alessandro Cortinovis, Rubens Bertogliati e la vice campionessa del mondo Noemi Cantele. Il metodo è conosciuto anche come «doping ecologico», la cui mission è di aiutare gli sportivi a trovare l’energia mentale necessaria per raggiungere gli obiettivi, attraverso le risorse infinite che ogni uomo possiede in natura, contribuendo ad allontanarli definitivamente da ogni forma di doping.

Il «Progetto Londra 2012» si avvierà a fine dicembre con una decina di giorni di lavoro in altura, probabilmente a Livigno: camminate, sci, ciaspole. Poi, l’8 gennaio, partenza per l’Argentina: la presa di coscienza col mezzo, infatti, avverrà nella Traversata delle Ande, una sorta di granfondo a tappe per coppie, insieme con Beltran. Infine il rientro e l’avvio delle corse in Italia. Vera correrà su una bicicletta Wr prodotta nello stabilimento almennese dei fratelli Balestra.
 Ildo Serantoni

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