Si torna con zero punti da Torino
ma la prestazione è incoraggiante

C'è parecchio rammarico nel rientrare da Torino senza niente in saccoccia. Sì perché un punto l'Atalanta lo avrebbe più che meritato per aver giocato, pressoché, alla pari contro il team di Zaccheroni, costruendo non poche azioni da gol. Invece un gol in più lo hanno realizzato i bianconeri, prima con una punizione da fuori area alla “Del Piero” dopodichè quello nel finale approfittando di una delle rare titubanze difensive dei nerazzurri.

Il citato rammarico cerchiamo, comunque, di bilanciarlo con la buona prestazione offerta a conferma che le precedenti vittorie, in rapida successione, con Livorno e Cagliari non vanno giudicate come meteore. Per dare seguito al cosiddetto bicchiere mezzo pieno bisogna fare affidamento sull'incoraggiante condizione atletica della squadra, la concentrazione e determinazione dell'intero collettivo e non ultimo sul fatto che Amoruso, acquistato a gennaio per risolvere il problema del gol, si sia opportunamente sbloccato in fase risolutiva.

E al “Delle Alpi” mancava un certo Guarente, per non parlare di Bellini e ancora Doni. Il nostro capitano potrebbe rientrare sabato 3 aprile, a Bergamo, nell'ennesima sfida-salvezza con il Siena. Al riguardo la tifoseria, stando ai sondaggi e non solo, è divisa a metà con Doni sì o Doni no. Deciderà, naturalmente, Lino Mutti che, al di là dell'aspetto tecnico-tattico, dovrà valutare attentamente se lo stesso Doni, rimanendo al palo per la nota squalifica, avrà recuperato fisicamente. In tal senso si tratterebbe di un valore aggiunto di alto spessore.

La classifica non ci dice nulla di nuovo. La zona-salvezza è puntualmente distante di quattro lunghezze ma con l'aggravante di un turno in meno da disputare rispetto al termine del campionato. Ma è bene non dimenticare che in palio ci sono tuttora ventun punti e un calendario non da mani nei capelli. La situazione, ci ripetiamo da almeno due mesi, è molto difficile ma guai a considerarci già in serie B. Ottimisti oltre misura? A noi sembra proprio di no.
Arturo Zambaldo

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