Dal Trealbe all'AlbinoLeffe in B
La favola di Salvi e del suo gol

«La prima palla l'ho appoggiata a Torri, la seconda, beh... non capivo più nulla. E dire che l'ho anche colpita male». Non così male, ha strabuzzato gli occhi l'AlbinoLeffe, ha gongolato Mondonico, hanno urlato a casa papà Giovanni e mamma Barbara. Probabilmente rimpiangendo la pessima idea di non averla vista dal vivo.

La seconda palla di Alessandro Salvi in serie B ha fatto la differenza tra un pareggino-brodino col Varese e una serata sulla luna, l'ha spedito in orbita per ora senza ritorno («Sono felicemente confuso») e ha una lunga serie di sorrisi: per la fidanzata Martina, per l'apprendistato a Prato, per Mindo Madonna che lo plasmò a sua immagine nella Primavera, per Mondonico che gli ha detto «vai e spingi» senza appesantirgli la testa.

Anche per quella jella nera a cui sembrava abbonato, con tacche al merito sulla cintura. «Frattura al piede sinistro a Prato, problemi alla caviglia in Primavera, stiramento agli adduttori quest'estate in ritiro. Poi in due minuti è cambiato tutto». Due minuti, due palloni dopo mezz'ora di riscaldamento senza sperarci troppo, come già ad Ascoli sette giorni fa, la prima panchina in B. Poi «un lancio lungo in area, Bombardini fa la sponda, io m'accentro e tiro, schiacciando un po' la palla. L'ho vista in porta, non ho capito molto, mi sono sentito solo più leggero. E dire che non è la prima volta».

Già, perbacco. Il 2-1 lampo al Varese è la cima di un iceberg, la conferma di un felice vizietto. Alessandro, 22 anni, un fratello attaccante e un corso d'apprendistato nelle giovanili dell'Alzano interrotto dal fallimento bianconero, è uno che entra, guarda e segna. Esordio con gol nel Trealbe, esordio con gol (a Parma) con la Primavera dell'AlbinoLeffe, bis (a Cesena) l'anno dopo.

«Un predestinato», dicevano in Val Seriana da tempo. Un predestinato da prendere al volo anche se il babbo ha già un accordo sulla parola col Pergocrema, disse il naso fino e bluceleste di Lucio Seghezzi quattro estati fa, quando il 18enne Alessandro sfangava nel Trealbe, in Prima categoria. A Treviolo Alessandro è arrivato due anni prima, gioiellino tra i gioielli lasciati brillare all'ombra dalla serranda dell'Alzano.

Un anno con la Juniores dice tutto: l'anno dopo Salvi, un'ala destra col vento nei garretti e una bella castagna (10 gol con la Primavera due anni fa), è già coi grandi. Anche se lui è piccino, timido, non proprio portato a difendere e molto, molto interista. «Sono cresciuto col mito di Maradona per sentito dire e quello di Ronaldo visto dal vivo. Ma il modello è Maicon».

Maichi? Prima impara a rincorrere, poi penserai a correre, gli hanno detto a Prato l'anno scorso, quando Alessandro è arrivato in prestito per assaggiare polvere e tacchetti. «Ho fatto il terzino, è stata una faticaccia ma una scuola preziosa. Meglio dei libri, con quelli non c'è mai stato feeling». Ma la fatica, il ragazzo, sa cosa sia. Idraulico per due anni, poi magazziniere part-time con licenza di andare agli allenamenti della Primavera AlbinoLeffe e diventare giocatore.

«Sono un esterno offensivo, veloce e molto, molto emotivo. E anche su questo devo lavorare». Mondonico gli ha dato una pacca sulla spalla, oggi Alessandro lavorerà a Verdello con la vite nel piede sinistro, ricordo della prima frattura, lo spumante promesso allo spogliatoio, la maglia numero 2 lavata in attesa di una cornice in salotto e un sogno balzellante nella testa come quella seconda palla nell'area del Varese.

«Correre sulla fascia destra di San Siro, in serie A, pensando a Maicon. Ma ne ho di erba da mangiare». Non quella dell'umiltà, regalo di casa. «A casa mi hanno detto: che fortuna (più o meno). Hanno ragione. So che il difficile viene ora, ma ho voglia d'imparare e correre non è un problema». Nemmeno il suo «vizietto», sorridono in Val Seriana. Hanno scoperto che si può già essere Salvi a settembre. Basta entrare e sparare forte la seconda palla.
 Simone Pesce

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