Malanchini ritorna in campo
«Ho fatto gol alla leucemia»

«Tornare a giocare è stato il tackle più impegnativo di sempre, con i prossimi voglio aiutare la Stezzanese e tornare dove merita. Ora vedo tutto sotto un altro punto di vista: anche l'erba di un campo da calcio, mi regala sensazioni speciali».

Pietro Malanchini, la gazzella, (soprannome dato dall'eleganza della corsa) rallenta qualche minuto e parla della sua partita con la vita. È lui l'uomo simbolo di una Stezzanese a punteggio pieno dopo due giornate: da un mese esatto è tornato calciatore a tempo pieno, dopo aver vinto una rara forma di leucemia. vista».

Cosa ha significato rientrare dopo tre anni di stop?
«È stato come rinascere: spogliatoio, compagni, pallone, tutto mi sta regalando sensazioni fantastiche. L'ultima mia apparizione da giocatore era stata in un Pro Lissone-Usmate del dicembre 2007: da allora ero stato impegnato in un'altra partita, la più dura di sempre».

L'avversario si chiamava leucemia linfoblastica acuta, brutto cliente.
«Soprattutto perché c'era un interessamento delle meningi. I primi sintomi sul finire del 2007, la diagnosi solo quasi quattro mesi dopo. Diciamo che eravamo nei minuti di recupero, l'assist per provare a uscire dal tunnel è arrivato prima del triplice fischio finale».

Lei l'ha raccolto, e dopo 18 cicli di chemioterapia, all'inizio di quest'anno, è clinicamente guarito. Come c'è riuscito?
«Con forza di volontà e fede. La prima è fondamentale, e rappresenta il motivo per cui ne parlo pubblicamente: la medicina può molto, ma altrettanto incidono testa e forza di volontà. Lo dico per chi si trova nelle mie condizioni: non mollate, tornare alla vita di sempre è possibile. Nei momenti decisivi anche la religione ha avuto una parte fondamentale: ci sono state notti in cui mi addormentavo immobile in un letto d'ospedale, non sapendo se il giorno dopo avrei rivisto la luce».

Leggi di più su L'Eco di martedì 21 settembre.

© RIPRODUZIONE RISERVATA