Dakar, un incubo a 50 gradi:
Perico racconta la disavventura

Si trattasse di un racconto di Stephen King o della sceneggiatura di un film thriller, non ci sarebbe niente di strano. Tutto diventa insolito, quando invece ci si trova a parlare di una gara motoristica, pur con le attenuanti del caso che porta in dote la Dakar.

Si trattasse di un racconto di Stephen King o della sceneggiatura di un film thriller, non ci sarebbe niente di strano. Tutto diventa insolito, quando invece ci si trova a parlare di una gara motoristica, pur con le attenuanti del caso che porta in dote una manifestazione come la Dakar.

È così che quella che doveva essere una normale cronaca sportiva si tinge di paura, panico, angoscia: fortunatamente, con lieto fine incorporato, dato che a raccontare le sensazioni di quelle ventotto ore da brivido è proprio Alessandro Perico, uno dei tre protagonisti dell'avventura e ormai seduto comodamente nella poltrona del proprio ufficio, appena rientrato dal Sudamerica. Bloccati a 50 gradi, la paura è cresciuta...

Per Perico, che era alla seconda esperienza alla Dakar, tutto quanto si è ingigantito rispetto a quanto provato dai compagni di viaggio Claudio Bellina e Giulio Minelli, gente che ha in curriculum decine di partecipazioni.

Un camion che si ribalta in pieno deserto, una gara abbandonata insieme alle ambizioni di alta classifica e poi l'agitazione che entra dalla porta di servizio e, ora dopo ora, scalcia via i rimasugli della delusione. Tutto è accaduto lunedì 2 gennaio, seconda tappa della Dakar 2012, in Argentina.

Tutto il racconto è su L'Eco di Bergamo dell'8 gennaio

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