Conte torna da capolista
Una bella soddisfazione...

Antonio Conte torna a Bergamo nelle vesti di capolista, alla guida della
squadra più blasonata d'Italia. Una gran bella soddisfazione o se si
preferisce una rivincita con la «R» maiuscola.

Antonio Conte torna a Bergamo nelle vesti di capolista, alla guida della squadra più blasonata d'Italia. Una gran bella soddisfazione o se si preferisce una rivincita con la «R» maiuscola. Sì perché il suo breve passaggio da Bergamo (un paio di anni fa) coincise con amarezze e delusioni, forse non ancora metabolizzate.

L'arrivo a Zingonia, per sostituire Gregucci, era stato accolto abbastanza favorevolmente dal mondo atalantino per i suoi brillanti trascorsi da giocatore della Juventus e della Nazionale e per l'applaudita scalata in serie A, al primo colpo, sulla panchina del Bari.

Ma nel giro di alcuni si sprigionò una bufera senza schiarita: lui solo posizionato da una parte e spogliatoio, un bel po' di dirigenza, media e nell'ultimo periodo anche la tifoseria dall'altra. Tredici le gare dirette, 3 vittorie, 4 pareggi, 6 sconfitte, un bilancio non così deleterio per un team alla ricerca della salvezza. Se ne andò al termine di una gara casalinga persa, dopo uno scontro verbale alquanto animato, fuori dallo stadio, con un gruppo di supporter.

Nel corso del successivo saluto di commiato dall'allora presidente Alessandro Ruggeri, che l'aveva fortemente e personalmente voluto, riservò un gesto del tutto inedito per il mondo calcio: non pretese il rispetto del sontuoso contratto economico precedentemente stipulato con la società. Insomma, si dimostrò quel che viene etichettato “uomo tutto d'un pezzo”. Davvero una minoranza chi, in quel momento, evidenziò quell'atto con la dovuta dimensione.

Nonostante la sua breve e non felice parentesi in nerazzurro (quella stagione vide, comunque, la retrocessione dell' Atalanta affidata, poi, a Lino Mutti) il Siena gli affidò, in estate, la conduzione tecnica della squadra per tentare la scalata nella massima categoria. Anche in Toscana, al pari di Bari, Conte seppe riportare la squadra locale ai livelli più alti del calcio.

Da qui la scelta del general manager Beppe Marotta per la panca juventina proprio nell' anno della dichiarata ricostruzione del sodalizio piemontese. Ed eccoci alla restaurata e spavalda «Signora» in arrivo all'esaurito stadio «Azzurri d'Italia» negli invidiabili panni di regina, con Antonio Conte che la guida per mano con rande capacità e disinvoltura.

Da come lo conosciamo ci va di escludere un Conte anche minimamente fuori dagli schemi che non si addicano ad un personaggio, ribadiamo, «tutto d'un pezzo».

Domanda finale d'obbligo: e se Bergamo se ne sia privata di lui troppo frettolosamente?

Arturo Zambaldo

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