Gli slogan in dialetto di Percassi
Le previsioni si sono tutte avverate

Giugno 2010: «se nva mia so diente mat»; giugno 2011 «an ga mia de turna indre». I messaggi, coniati da Antonio Percassi, in rigoroso dialetto bergamasco, lanciati all'intero popolo atalantino, si sono puntualmente avverati.

Giugno 2010: «se nva mia so diente mat»; giugno 2011 «an ga mia de turna indre». I messaggi, coniati da Antonio Percassi, in rigoroso dialetto bergamasco, lanciati all'intero popolo atalantino, si sono puntualmente avverati. Anzi in anticipo rispetto al termine dei due campionati. Alle parole sono, quindi, seguiti i fatti. E che fatti! Siamo imbarazzati nel privilegiare l'uno o l'altro traguardo raggiunto.

Del resto chi può sostenere a spada tratta se ci ha riempito di gioia più l'immediata promozione in serie A oppure la salvezza compreso il record di punti privo di precedenti nell'ultra centenaria storia nerazzurra? Tagliamo, allora, la testa al toro rifugiando in una adeguata equità. Rimaniamo, però, sull'attuale per dire che la felicità del momento si scontra con un piccolo-grande rammarico al pensiero del calcio scommesse e sue conseguenze. La classifica, infatti, ci ricorda che i punti meritatamente conseguiti sul campo sono, oggi come oggi, 52, quota che ci consentirebbe di sognare addirittura la Champions.

Diamo via libera, per un attimo, alla fantasia e abbandoniamoci alle incalcolabili emozioni di sfide con Barcellona, Real Madrid, Celtic e chi più ne ha ne metta. Torniamo alla realtà senza tuttavia sbiadire gli entusiasmi che continuano imperterriti dal dopo Atalanta-Fiorentina di domenica scorsa. Fortunati coloro che erano allo stadio in quanto hanno condiviso l'immedata felicità con il presidente, Stefano Colantuono e l'intera squadra, panchinari compresi. Ma pure chi era a casa si è associato alle esaltanti immagini trasmesse dalle televisioni.

Ne sa qualcosa Bergamo Tv che nel corso della puntata “Tutto Atalanta-diretta stadio” ha ricevuto un sacco di messaggi dai contenuti facilmente ipotizzabili. Concludendo, per agganciarci di nuovo ai profetici slogan di Antonio Percassi, nel ripeterceli ricorriamo al «non c'è il due senza il tre». L'attesa cominciata.

Arturo Zambaldo

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