Totò ai Piani dei Resinelli
ma a Valcava si piange

La maglia rosa è quella cosa che mai non riposa». Così cantava il principe della risata nel suo celebre «Totò al Giro d'Italia» (1948). E guarda caso la frazione odierna arriva ai Piani dei Resinelli, dove Antonio De Curtis transitò davvero in sella alle due ruote prima di battere al traguardo assi come Coppi e Bartali, che si prestarono a girare alcune scene del film. Ma oggi non ci sarà niente da ridere.

È una tappa di alta montagna. Gli occhi sono tutti puntati su Valcava. Che non è un cucuzzolo. Se ne accorgeranno i grimpeurs che dovranno scalare quel «muro», con quell'asfalto groviera, dove un giorno è «caduto» Fignon. Solo Gotti ha fatto il record: 35', nessuno meglio di lui. Valcava è la porta d'ingresso in terra orobica. Prima il tappeto di narcisi che colora il valico sopra Torre de' Busi. Poi il profumo di fieno e taleggio delle baite valdimagnine. Infine le sorgenti di Sant'Omobono che porteranni frescura nei boschi. C'è chi aspetta gli scalatori in vetta.

In quella Valcava cantata da Luciano Ravasio come un «sito in cui quietare le passioni, un balcone della natura, dove arriva il mare e si traveste di nuvole di bambagia». Nostalgico chansonnier. Sembra una storia d'altri tempi, annaffiata di quel buon vino sbicchierato in Cantinetta. Terra per sognatori, ma lì all'orizzonte si stagliano stormi di antenne e tralicci che ripetono segnali tv. Come pale eoliche, mulini a vento. Contro i quali è ormai inutile far battaglia.

Emanuele Roncalli

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