Atalanta e il modello Udinese
obiettivo a medio termine?

«L'Udinese deve esser per noi un modello». È uno dei passaggi dell'intervento di Pierpaolo Marino prima dell'inizio del Trofeo Bortolotti. Per poi aggiungere: «Pure noi dobbiamo creare un nostro modello».

«L'Udinese deve esser per noi un modello». È uno dei passaggi, riportato in estrema sintesi, dell'intervento di Pierpaolo Marino ai microfoni di SportItalia, prima dell'inizio del Trofeo Bortolotti, sabato sera allo stadio. Per poi aggiungere: «Pure noi dobbiamo creare un nostro modello». Messaggi votati ad accendere, di colpo, entusiasmi e quant'altro da parte dei supporter nerazzurri all'idea di condividere, naturalmente nel tempo, l'ormai conclamata presenza nelle prestigiose sfide Europee del club friulano.

Porci, comunque, una domanda ci sembra d'obbligo: ma da sempre il fiore all'occhiello per eccellenza dell'Atalanta non è il suo prolifico e da molti invidiato settore giovanile? Arcinota, infatti, la politica del patron bianconero Pozzo tesa a privilegiare investimenti su giocatori esteri, più o meno già formati, dimenticando o quasi il vivaio locale. Nel corso dell'ancor breve permanenza a Bergamo, Pierpaolo Marino ha già dato a vedere di tenere sotto costante controllo il mercato internazionale e, al tempo stesso, di mantenere un palpabile occhio di riguardo sul patrimonio diretto e custodito dal maestro Mino Favini.

Su quest'ultimo discorso, il presidente Antonio Percassi è costantemente e fermamente sul «pezzo» visto che abbondano risorse, appunto, destinate ai baby di Zingonia. Se tanto mi dà tanto qualora si coniughino le dichiarazione del direttore generale con la nota e ripetitiva linea del numero uno atalantino auspicare il «modello Udinese» sembrerebbe, addirittura, riduttivo. Tenendo, tuttavia, ben presente le difficoltà che un progetto del genere comporterebbe sotto millanta aspetti. In ogni caso, seguendo la strada intrapresa dalla società perché non lasciare spazio anche ai sogni?
Arturo Zambaldo

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