Belotti: le accuse sono ridicole
Mediavo per richiesta dei questori

«Lo sapevano tutti che ero indagato in questa vicenda, con accuse che non stanno in piedi, e la richiesta di rinvio a giudizio non è certo una sorpresa: perciò sono assolutamente tranquillo nel proseguire il mio impegno politico». Così Daniele Belotti.

«Lo sapevano tutti che ero indagato in questa vicenda, con accuse che non stanno in piedi, e la richiesta di rinvio a giudizio non è certo una sorpresa: perciò sono assolutamente tranquillo nel proseguire il mio impegno politico».

Soltanto pochi giorni fa la notizia era quella della sua (ri)elezione a segretario provinciale della Lega. Ora, invece, il nome di Daniele Belotti torna alla ribalta perché inserito nell'elenco dei 151 indagati per cui il pm Carmen Pugliese ha chiesto il rinvio a giudizio, nell'ambito della maxi inchiesta sui disordini da stadio. Belotti, 45 anni, storico tifoso nerazzurro, pur non avendo mai preso parte ad incidenti, è indagato per concorso esterno in associazione per delinquere.

Pochi giorni fa l'elezione a segretario provinciale della Lega: la richiesta di rinvio a giudizio peserà sul suo incarico?
«No. Questa vicenda non è mica uno scheletro nell'armadio, è nota a tutti e da tempo, mi sono sempre difeso e continuerò a farlo».

Per gli inquirenti lei è «l'ideologo della tifoseria» e «consigliere personale del Bocia», «referente politico degli ultrà». La accusano di essere l'ideatore di volantini della Curva contro l'ex questore Matteo Turillo.
«Ritengo che debba essere salvaguardato il diritto di criticare l'operato di chi è alla guida delle istituzioni. Detto questo, dalle intercettazioni a mio carico emerge chiaramente qual era il mio ruolo».

Cioè?
«L'ho detto tante volte: facevo il pompiere. Quando tirava aria di disordini, suggerivo di preferire i volantini. Piuttosto, a proposito di intercettazioni... Sarebbe bello capire quali siano stati i costi di una simile inchiesta: migliaia di intercettazioni telefoniche, per approdare a un'ipotesi di associazione per delinquere che un gip ha già bocciato, ritenendola insussistente. Quanto all'accusa di aver fatto da trait-d'union fra tifoseria e istituzioni, certo che l'ho fatto: erano gli stessi questori e prefetti a chiedermi di mediare. E ora, per essermi prestato al compito di mediatore, mi trovo accusato. È ridicolo».

Leggi le due pagine dedicate all'argomento su L'Eco di giovedì 4 luglio

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