La Lega Pro scende in sciopero
La prima giornata non si gioca

I calciatori di Lega Pro non scenderanno in campo il prossimo weekend nella 1ª giornata del campionato. La decisione, ufficializzata dall'Aic, è dovuta al mancato accordo con la Lega Pro sui criteri distributivi delle risorse collegate all'utilizzo dei giovani.

I calciatori di Lega Pro non scenderanno in campo il prossimo weekend nella 1ª giornata del campionato. La decisione, ufficializzata dall'Aic, è dovuta al mancato accordo con la Lega Pro sui criteri distributivi delle risorse collegate all'utilizzo dei giovani e che «vorrebbe imporre una determinata età media complessiva per chi scende in campo».

«Siamo disponibili a discutere di tutto ma sull'obbligatorietà dell'età media proprio non ci siamo». Dopo l'annunciato sciopero per la prima giornata del campionato di Lega Pro il presidente dell'Aic, Damiano Tommasi, rincara la dose («la norma presenta chiari profili di illegittimità, crea discriminazioni nei confronti dei calciatori»), ma si mostra ancora fiducioso in una soluzione in vista del consiglio federale di dopodomani che dovrà dire l'ultima parola.

L'Aic contesta la norma introdotta dalla Lega Pro che vincola la distribuzione dei contributi ai club in base all'età media delle squadre in campo (25-26 anni per la Prima divisione, 24-25 per la Seconda). «In teoria i margini ci sono - spiega Tommasi - il tempo c'è ma per noi è fondamentale che la norma venga rivista. Noi pensiamo che non si possa andare in campo in base all'età ma in base a criteri oggettivi e meritocratici e non si può vincolare la distribuzione delle risorse a queste regole. Fare così sarebbe la cosa peggiore per il calcio: il campo non dice mai bugie, e se vuoi scendere in campo devi essere prima di tutto bravo».

«Ora - ammette Tommasi - si è creato un muro contro muro che non promette nulla di buono e non è quello che volevamo. Abbiamo partecipato alla riforma pensando di dare il nostro giusto contributo ma questa norma non va in quella direzione che auspicavamo. La missione in favore dei giovani la condividiamo, ma quello che non torna è questa obbligatorietà che vuole incidere sulle scelte tecniche. In questo abbiamo avuto la solidarietà anche dall'associazione allenatori».

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