Un mercato non da Atalanta
ma in chiave più che positiva

A nostro avviso si è trattato di una campagna acquisti-cessione non da Atalanta. Ma in chiave più che positiva. In altri tempi non si sarebbe pensato due volte a mettere sul mercato i gioielli Bonaventura, Cigarini, Consigli, Denis e Livaja.

A nostro avviso si è trattato di una campagna acquisti-cessione non da Atalanta. Ma in chiave più che positiva. In altri tempi non si sarebbe pensato due volte a mettere sul mercato i gioielli Bonaventura, Cigarini, Consigli, Denis e Livaja per fortificare le casse aziendali. Cinque giocatori, poco meno della metà, per numero, della formazione titolare che troverebbero tranquillamente posto in club da centro classifica in su.

Alle titolate conferme si sono, poi, applauditi gli ingaggi di Yepes, Migliaccio e Baselli etichettati da media e tifoseria pedine in grado di rinforzare difesa e centrocampo. In uscita il mai amato a Bergamo, Ardemagni, e il poco utilizzato Radovanovic. Ma c'è chi manifesta una marcata amarezza perché auspicava il classico botto in zona Cesarini in aggiunta ad un difensore e ad un centrocampista sia pure con ruoli secondari. Dopodichè apriamo alle consuete contraddizioni che in campo calcistico rientrano all'ordine del giorno anche se prive di sostanziali controprove. Una su tutte è legata all'obiettivo salvezza accettato, del resto, senza batter ciglio pure dai supporter più esigenti. Perché allora storcere il naso se l'organico riaffidato a Stefano Colantuono sembra garantire, naturalmente sulla carta, la terza permanenza consecutiva in serie A? Senza escludere a priori che qualche sofferenza è lecito attenderla ma a Bergamo si è vaccinati al riguardo sin da quando, ci riferiscono l'Atalanta mosse gli iniziali passi nel campionato nazionale.

Altro aspetto interessante, sempre in tema di rosa, riguarda la disponibilità di giovani interessanti che se si fosse ricorso a ulteriori innesti estivi avrebbero avuto poche opportunità di mettere il naso in prima squadra. Insomma, al tirar delle somme, riteniamo di apprezzare la linea societaria rimasta fedele anche questa volta al suo Dna inneggiante la salvaguardia dei conti e la ricerca di risultati il più possibile dignitosi.

Arturo Zambaldo

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