Quando il risultato non conta
Goditi la storia, caro Pontisola

Goditi la storia Pontisola, ci sei passato dalla porta principale. Il risultato non conta, in certe occasioni il biglietto da timbrare è quello della presenza. Contro la Nazionale maggiore esserci è il risultato più bello, esserci tutti insieme vale forse ancora di più.

Goditi la storia Pontisola, ci sei passato dalla porta principale. Il risultato non conta, in certe occasioni il biglietto da timbrare è quello della presenza. Contro la Nazionale maggiore esserci è il risultato più bello, esserci tutti insieme vale forse ancora di più. Ponte San Pietro, Terno d'Isola e Chignolo tutti insieme nella città sabauda, che nell'ultimo secolo ha fatto del suo dualismo Juventus-Torino la sua essenza.

Superga, la Mole, il tragitto fino allo stadio scortati dalla Polizia, una città che si ferma qualche minuto per fare passare il lungo torpedone bergamasco in trasferta. Quattordici pullman e più di mille persone, un effetto strabiliante, fatto di passione in primis per il calcio e poi per dare il giusto tributo al Pontisola.

C'era tutto il settore giovanile biancoazzurro, sono stati loro i veri protagonisti della giornata, perché hanno praticamente fatto impazzire gli steward di casa, certosini ma anche disponibili con la stampa bergamasca in viaggio premio.

Una macchia biancoazzurra ed il boato per i soliti noti, ma anche per i ragazzi di Del Prato. Un fallo non fischiato al limite dell'area provoca la reazione del pubblico orobico, i due generosi rigori concessi all'undici di Prandelli fanno urlare i più piccoli tifosi biancoazzurri.

Loro hanno vinto, loro hanno capito, sperando che da grandi siano anche un buon esempio, che il calcio deve essere quello che hanno visto al Comunale di Torino, solo passione e poi quel sogno di primeggiare in futuro che non deve mancare, sempre però nei giusti limiti.

Già, con la maglia della Nazionale c'è un certo Davide Astori (premiato prima del match dai due presidenti del Pontisola ndr) di San Pellegrino, cresciuto nel Ponte San Pietro, quello di un tempo che ancora non era Pontisola ma vinceva incontrastato a livello giovanile.

C'erano i dirigenti  di quel tempo, gli allenatori, i magazzinieri, quelli che hanno cresciuto generazioni che ora spopolano nel calcio provinciale, altri che si sono persi, altri che si trovano a commentare il calcio bergamasco: quei valori di un tempo, provenienti da gente di un pezzo, che ancora oggi permette a Ponte San Pietro di essere un orgoglio del calcio giovanile.

Poi c'erano i dirigenti di adesso, quelli che hanno salvato il Ponte San Pietro, unendolo a Terno d'Isola e Chignolo, con i presidenti Marziale Bonasio e  Livio Galbusera, ed il team manager Luciano Piazzalunga, le menti organizzatrici di questa trasferta insieme a Ivo Manzoni e il ds Enrico Vecchi. Per loro è stata la soddisfazione di una vita, il sogno realizzato dopo anni di proficuo impegno.

Sugli spalti non solo ragazzi, allenatori e genitori, ma anche le amministrazioni comunali dei paesi dell'Isola, con Sindaci ed Assessori, e tantissima gente che negli anni ha seguito le avventure della squadra, quella che al Matteo Legler faceva sempre il pienone, quella che nel 1970 vinse la Coppa Italia dei Dilettanti. Anche per loro la trasferta torinese rimarrà impressa negli annali come la presenza più prestigiosa di una lunga militanza.

Dimenticavo, ci sono i protagonisti, i più noti e gli eroi per un giorno. Da un Balotelli poco invogliato, ad un Bonucci pronto a firmare autografi, ad un Buffon sorridente e sbracciante verso i piccoli giocatori sugli spalti, ad un Prandelli indescrivibile, che saluta con affetto i bergamaschi, prima d'intrattenersi con mister Del Prato, che nel frattempo ha salutato il suo ex compagno all'AlbinoLeffe, il geniale Diamanti, che porta in vantaggio l'Italia prima di due rigori sospetti, realizzati da Osvaldo.

Il Pontisola aspetta, non può fare altro con certi campioni, e mette in evidenza i suoi due portieri Natali e Mora e le giocate di Crotti, mentre capitan Salandra, meno che a mezzo servizio, corona la sua carriera entrando al Comunale con la fascia di capitano. Tutti vincitori, sugli spalti ed in campo. Caro Pontisola, adesso puoi aprire gli occhi e credere davvero che non sia stato un sogno, ma storia. Da raccontare un giorno ai nipotini.

Simone Masper

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