In campo a Parma senz'anima
Atalanta, qui bisogna rimediare

di Pietro Serina
Altro cazzotto, e che cazzotto. Il peggio che ci poteva succedere. E quindi altro campanello d'allarme. Acutissimo. Che esigerà risposte adeguate da tutti i punti di vista.

di Pietro Serina
Altro cazzotto, e che cazzotto. Il peggio che ci poteva succedere. E quindi altro campanello d'allarme. Acutissimo. Che esigerà risposte adeguate da tutti i punti di vista: tattico, tecnico, soprattutto mentale. L'Atalanta perde 4-3 a Parma - terza sconfitta consecutiva, la quarta in cinque partite di campionato - subendo quattro gol in 22 minuti, dal 19' al 40' del primo tempo. Tre, in meno di un quarto d'ora, dal 28' al 40', in un frangente di totale blackout. E, purtroppo, la sconfitta arriva dopo aver giocato praticamente tutta la ripresa (41 minuti!) in superiorità numerica per l'espulsione di Amauri.

Diciamolo, è vero senza tema di smentita: qui al «Tardini» è successo tutto quel che di peggio poteva succedere. Anzitutto l'Atalanta ha subìto quattro gol, e a questo punto si dovrà riflettere sulla tenuta della difesa a cinque (8 gol presi in 3 gare) e sul filtro, appena davanti, non garantito dal centrocampo a tre. Probabilmente è già tempo di abbandonarli questi punti fermi: lo dicono i fatti. E al contempo - dopo aver ritrovato Bonaventura e Denis (un gol e un assist ciascuno, nel primo tempo) l'Atalanta non è riuscita in 41 minuti a fare più di un gol (34' Livaja di testa), un tiro di Brienza ribattuto in mischia (8') e un cross dalla destra di Livaja che ha attraversato l'area senza che Moralez e Stendardo riuscissero a intervenire (40'). Nient'altro. Poco, davvero troppo poco per riuscire a raddrizzare una partita diventata una montagna impossibile da scalare in conseguenza alla deriva del primo tempo. Troppo poco in una gara che sembrava riaperta dal secondo gol dei nerazzurri nel finale del primo tempo (2-4) e apertissima dopo l'espulsione di Amauri. Perché nel frattempo Colantuono era passato dal 5-3-1-1 che nel primo tempo aveva portato solo guai a un 4-4-2 più logico. A maggior ragione quando il Parma, rimasto in dieci, s'è disposto con 5 difensori bloccatissimi dietro, tre centrocampisti a far filtro, una sola punta a disturbare la costruzione del gioco dell'Atalanta. Purtroppo questo è bastato, perché i nerazzurri hanno messo i nervi ma senza qualità, e non sono riusciti a rimontare.

Ma anche sull'atteggiamento c'è da ridire. Perché il cuore s'è visto solo nella ripresa, dopo aver preso quattro gol? Perché fino all'intervallo, esclusa la parte iniziale, si è sempre avuta la sensazione che il Parma volesse i punti e l'Atalanta fosse di passaggio? Sì, all'inizio ci sono stati dieci minuti di noia. E dopo l'1-0 di Mesbah subito è arrivato il pareggio di Bonaventura. Ma per il resto i padroni di casa hanno fatto una specie di monologo, segnando ogni volta che arrivavano in area contro delle statuine in maglia gialla. Sì, anche 'sta maglia giallonera sarà il caso di discuterla: ci ha fruttato una nuova brutta figura. La gara - anomala dall'inizio - è tutta qui. Prima ritmi bassi, le due fiammate iniziali (1-1), i disastri dell'Atalanta: 1-4. Poi ci ha fatto sperare Denis, a inizio ripresa l'espulsione di Amauri e a seguire il monologo atalantino che ci ha dato pochissimi frutti. Inutile tener palla e buttarla avanti alla rifusa, senza lucidità, solo con i nervi. Inutile dopo un primo tempo tanto brutto.

Adesso serviranno riflessioni serie, scelte anche dolorose su uomini e moduli. Non si può più perdere tempo, in campo servono cuore e atteggiamento positivo, non altro. Al momento abbiamo comunque ancora tre squadre alle spalle, una alla pari, due avanti un punto. Nulla è compromesso. Ma serve in fretta un'altra Atalanta per rimettersi in carreggiata. Tocca a Colantuono rimetterla in sesto, partendo da questa pesantissima lezione. Ci aspettano giorni difficilissimi. E meno male che domenica si rigioca.

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