Ecco il «cecchino» dei dilettanti
A 40 anni mette tutti in punizione

La prima: destro a giro dalla zolla centrale sopra la barriera. La seconda: rasoiata sul palo lungo da posizione defilata. Fanno 60 in carriera e per proseguire la sua collezione di gemme, Danilo Carsana lancia un appello alla Figc.

La prima: destro a giro dalla zolla centrale sopra la barriera. La seconda: rasoiata sul palo lungo da posizione defilata. Fanno 60 in carriera e per proseguire la sua collezione di gemme, Danilo Carsana lancia un appello alla Figc: «Spero che introducano i cambi volanti, come si fa nella pallavolo. Se capita promesso che gioco ancora dieci anni ed entro solo per battere i calci piazzati...».

Proprio su punizione, domenica scorsa il Pirlo del calcio dilettantistico bergamasco ha scritto un'altra pagina da ricordare della sua carriera. Gavarnese -Vertovese 1-2 con remuntada ospite a fil di sirena grazie a due prodezze di un vecchietto dal destro chirurgico. Specialisti dei calci piazzati un po' si nasce e un po' si diventa, almeno stando al storia di Carsana, che ancora oggi (compirà 40 anni a gennaio), terminato l'allenamento, si ferma solo soletto a ripassare traiettorie, rincorse e effetti: «Ho iniziato a farlo in cortile da bambino, sono cresciuto con il mito di Platini».

Come il francese ha sempre e solo calciato a «giro», preferibilmente di prima, costanti di una ricetta dagli ingredienti variabili: «Si cambia in base alla posizione del portiere, della barriera e, non ultimo, al momento della partita - prosegue lo specialista di Gorle -. C'è però una frase cui penso tutte le volte che posiziono il pallone. "Ciàpa la porta, che l'ga pensa ol portér" mi diceva un mister ai tempi del settore giovanile di Gorle». Aveva ragione. Alzano, Romanese, Calcio (10 anni di serie D) Pedrengo e Vertovese, sono state le maglie che Carsana ha vestito in prima squadra, con più di 400 presenze, otto campionati vinti e 79 reti realizzate (tre su rigore).

Un'enormità per un centrocampista adattato, sono giusto tre stagioni che è stato avanzato dalla linea difensiva: «Dietro ormai ero troppo lento, in mezzo in certi momenti della partita posso starci ancora - continua lui, cinque giorni fa entrato in campo al quarto d'ora della ripresa, con i suoi in inferiorità numerica -. Perché non ho mai fatto il "pro"? In difesa non sapevo marcare, a centrocampo non ero svelto nemmeno a vent'anni». A compensare il tutto un piede raffinato più di quello di tanti attaccanti, passato per tre ere calcistiche e palloni di vecchia e nuova generazione: «Quando ho iniziato io c'era il mito di Mihajlovic, oggi quello di Cristiano Ronaldo e della sua "maledetta". Imitarlo? Ci sto provando, ma con i palloni ultraleggeri devo prendere confidenza».

Già, ma adesso? Oltre che per sé, capitan Carsana, è felice per la «sua» Vertovese, riuscita a rompere una serie negativa che iniziava a essere preoccupante: «Non siamo quelli visti sin qui, è soprattutto un problema di condizione. Cresceremo tutti». Forse anche lui, ancora in campo nonostante due operazioni ai crociati, e una chilometrica serie di infortuni muscolari, l'ultimo dei quali (uno strappo ai gemelli lo scorso marzo) ha rischiato di farlo smettere: «Ad agosto ho ripreso solo per perdere qualche chilo e capire come stavo. Dopo una giornata così spero in primis di stare bene, e dare una mano quando serve». Portieri avvisati mezzi salvati: occhio alle punizioni dal limite.

Luca Persico

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