Asia, i bergamaschi conquistano
la montagna senza nome

Obiettivo raggiunto: la spedizione orobica di sei alpinisti partita da Bergamo domenica 2 agosto ha conquistato (e «battezzato») una vetta inviolata nella regione della Naryn Valley, a sud del Kirgyzstan, al confine con la Cina. Qui si stende la catena del Thien Shan, dove le cime inviolate tra i 4 e i 5.000 metri sono ancora numerose.

La montagna presa di mira dai bergamaschi, sulla quale nessuno aveva finora messo piede, è alta 5.108 metri e, al momento della partenza, non aveva ancora un nome. Sono stati i sei partecipanti alla spedizione a dargliene uno: da lunedì 10 agosto, giorno della conquista della vetta, il monte si chiama «EduCaiPeak».

Facevano parte della spedizione: Renzo Ferrari (istruttore nazionale di alpinismo, Scuola Leone Pellicioli, capospedizione), Paolo Grisa e Maurizio Gotti (entrambi istruttori sezionali della Scuola del Cai Valleseriana), Pietro Minali (istruttore regionale di scialpinismo Scuola Bepi Piazzoli), Stefano Morosini (istruttore regionale di arrampicata libera, Scuola Valleseriana), oltre al medico Vincenzo Segala, membro del Corpo nazionale soccorso alpino e speleologico.

Il gruppo ha comunicato la conquista con un messaggio inviato al Cai: «Cari amici, è con le lacrime agli occhi e la voce tremolante dall'emozione che vi comunichiamo che la spedizione ha raggiunto la vetta dell'EduCaiPeak».

La salita non è certo stata priva di difficoltà, fino all'ultimo: un'infezione intestinale ha colpito domenica ben quattro componenti del gruppo, e solo Paolo Grisa e Maurizio Gotti sono riusciti a evitare il contagio. Sono stati loro due, la mattina del 10 agosto, ad affrontare l'ultima salita per raggiungere la vetta.

«La salita si è svolta lungo un canale che presenta tratti di misto - raccontano gli scalatori -. Le condizioni di questo canale erano pessime... il ghiaccio piuttosto sottile e la roccia generalmente marcia. Seppure «fisicamente» sulla vetta sono arrivate solo due persone del gruppo, ci sentiamo di dire che tutti noi eravamo sulla cima perchè l'operato di ciascuno di noi è stato fondamentale per la riuscita. Ora siamo tutti in tenda a 4300 metri, e davanti a noi abbiamo dei giorni di sole... Non perderemo l'occasione di fare ancora qualche tiro di corda». Per godersi gli ultimi stralci di una neve asiatica che, adesso, parla anche un po' bergamasco.

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