Atalanta, 13-14 punti per salvarsi
Ma rischia davvero la B? - Sondaggio

Dal ritorno in A dell’Atalanta del 2011 chi chiude l’andata in zona retrocessione poi a fine campionato retrocede in serie B. Alla regola c’è una sola eccezione, il Cagliari 2012/13. Ma negli altri 11 casi (su 12) regola rispettata: le tre di coda al giro di boa sono le tre di coda a fine stagione.

Un altro indicatore significativo, riferito sempre a questo periodo di tempo - ridotto a quattro anni per renderlo credibile, per dare omogeneità ai dati visto che il calcio cambia velocemente e i suoi equilibri ancora di più -, è la quota salvezza. Che oscilla tra i 34 e i 38 punti, dipende dal punto di partenza. Nell’ordine: punti proiezione del Frosinone, ora terzultimo: 30 (ti salvi a 31, o a 30 se resti davanti negli scontri diretti, 2-0 per l’Atalanta all’andata); punti minimi necessari negli ultimi 4 campionati: 32; punti del Frosinone se tiene il passo del Cagliari terzultimo nella stagione scorsa: 33; punti massimi necessari negli ultimi 4 campionati: 36.

Tutto questo dimostra per esempio che la fatidica quota 40, da tutti gli addetti ai lavori abitualmente indicata come la quota salvezza quando si fanno i programmi d’inizio stagione, in realtà è soprattutto una convenzione. Perché da tempo ormai non è più necessario raggiungerla per restare in A. Anzi, non lo è quasi mai stata. Perché da quando la serie A è a 20 squadre - cioè dal 2004/05, e siamo a 11 stagioni concluse, questa in corso è la 12ª

Solo il primo anno sono serviti più di 40 punti: il Bologna di Mazzone è retrocesso a 42 punti dopo lo spareggio perso con il Parma. Ma quella era la stagione anomala di Calciopoli. Dopo di allora è retrocesso il Chievo con 39 punti nel 2007 e per il resto sono sempre bastati al massimo 36 punti. Altro passo avanti, alla ricerca di conforto: da quando la serie A è a 20 squadre una sola volta in 11 anni (quindi una volta su 33 società scese in B) è retrocessa una squadra che a fine andata occupava dal 12° posto (l’attuale posizione dell’Atalanta, 11ª in classifica a pari punti con l’Udinese, ma ha perso lo scontro diretto...) in su. È successo nel 2010/11 alla Sampdoria, ma quella è stata probabilmente una storia irripetibile: blucerchiati al 9° posto a fine andata con 26 punti, poi in B da terzultimi, con 36 punti, 19 partite dopo.

Se vi vien da preoccuparvi troppo, tenete conto che nel Chievo 2006/07 retrocesso con 39 punti c’era come direttore sportivo l’attuale d.t. dell’Atalanta Giovanni Sartori. E che nella Sampdoria 2010/11 retrocessa in modo assurdo c’era come direttore organizzativo l’attuale d.g. nerazzurro Umberto Marino. Se non ci salviamo con la loro grande esperienza a proposito, potremo tranquillamente dire che avremo strameritato di retrocedere. Ma aggiorniamo l’elenco delle quote salvezza: punti massimi necessari dalla serie A a 20 squadre: 32 (nel 2005/06); punti massimi necessari dalla serie A a 20 squadre: 39 (con l’eccezione del Bologna 2004/05 retrocesso con 42 punti nel periodo di Calciopoli); miglior posizione occupata e maggior numero di punti a fine andata dalla squadra poi retrocessa da terzultima: Livorno 2007/08, 13° con 22 punti (con l’eccezione della Samp 2010/11, 9ª con 26 punti).

È tutto. E se non siete grandi appassionati di numeri e comunque siete arrivati fin qui, tenete conto del concetto generale: nella serie A a 20 squadre con i 37-38 punti conquistati dall’Atalanta nella stagione scorsa ci si salva. Per arrivarci all’Atalanta mancano 13-14 punti, circa la metà di quelli conquistati nel girone d’andata. Dai, diciamolo: o a Zingonia d’un tratto impazziscono tutti o alla fine l’Atalanta si salverà. Il mercato e il tempo necessario per rimettersi in carreggiata ci dirà tra quanto tempo, tra febbraio e il 15 maggio (ultimo turno).

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