Atalanta bella e brava a Firenze?
È da preferire la consistenza

Sostenere che si è belli e bravi può essere controproducente. Che fosse un’Atalanta uscita dal mercato estivo sinonimo di qualità lo si era detto giorno e notte. La smentita dopo sole sette gare di campionato con la classifica che certifica che siamo ad un misero punto avanti la zona rossa.

Già nell’insignificante 0-0 casalingo di mercoledì scorso col Torino avevamo esternato preoccupazione nei confronti di una squadra latitante in area avversaria. A distanza di quattro giorni medesimo copione in fase offensiva anche se al termine di novantacinque minuti disputati ad alto ritmo e con eccellenti giocate sino a qualche metro dalla porta viola. Alla fine della gara, al di là dell’inesistente rigore decretato dall’arbitro, il bilancio parla di due gol nel groppone e di nuovo all’asciutto all’attacco.

Ma interpretare il ruolo di vittima per il mancato ricorso al Var e consolarsi per la più che buona prova del Papu e soci non portano né punti né quant’altro di positivo. Molto meglio guardare e riguardare una graduatoria che ci riconsegna a prima della duplice strabiliante gestione di Gasperini. Nemmeno gli unanimi complimenti (peraltro sinceri e fondati) degli addetti ai lavori presenti allo stadio toscano ci devono rincuorare o ancor peggio rassicurare. Ci conforta che siamo nelle mani del mister di Grugliasco che per pragmatismo non deve andare a lezione da nessuno, in simbiosi con una «piazza» chiamata a non sottovalutare di una virgola le difficoltà dell’inusuale momento. Una necessità, comunque, da esigere: quella di coniugare a fondo una realtà che impone di dimenticare, per adesso, obiettivi non inseguibili.

© RIPRODUZIONE RISERVATA