Atalanta, si torna a parlare di difesa
Dimenticandoci di certi risultati...

Ci risiamo a parlare di una difesa patologica anche in Champions. Certo, le cifre son lì da vedere viste le 11 reti incassate nelle tre sfide europee sin qui disputate (il 4-0 con Dinamo Zagabria, il 2-1 con Shakhtar e il 5-1 di martedì scorso con Manchester City). L’equivalente dei quasi 4 gol di media partita sul gobbone.

Probabilmente in Inghilterra non sarebbe stata sconfitta-pallottoliere se si fosse optato per un assetto tattico votato alla protezione serrata del reparto arretrato. In altre parole si sarebbe perso probabilmente con uno scarto di un paio massimo tre reti. Ma nella sostanza pure in tal caso l’Atalanta a fine gara si sarebbe ritrovata con il classico pugno di mosche in mano a quota zero punti nel suo girone.

Tanto meglio allora aver spaziato «da Atalanta» rispettando alla lettera il dna calcistico di Gian Piero Gasperini. Non condividiamo il puntuale storcere del naso sul piano partita escogitato dal mister piemontese da parte di un bel po’ di tifosi allorquando la squadra zoppica indietro specie se accompagnata da un risultato negativo. In questo contesto ci si dimentica di colpo che il Papu e soci da ben quattro stagioni sportive dal ruolo di club provinciale hanno assunto quello di autentici big. Una strepitosa trasformazione nemmeno lontanamente ipotizzabile da nessuno. Meglio metabolizzare velocemente qualche sporadica amarezza se poi, come sovente accade, è accompagnata da repentine applaudite metamorfosi. E domenica si torna allo stadio contro l’Udinese.

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