Bcc Treviglio: il sogno era essere come te
Kobe, addio a una leggenda dello sport

La notizia di agenzia scorre sotto gli occhi increduli, e il cuore da qualche parte cerca un appiglio per non crederci: no, non può essere vero. Ma la realtà è crudele, sconvolgente, e gli occhi si riempiono di lacrime. Il mondo dello sport e del basket in particolare, anche quello bergamasco, piangono la morte a 41 anni di Kobe Bryant, avvenuta ieri a causa di un incidente di elicottero.

Il mezzo, a quanto pare decollato in una mattinata le cui condizioni meteo sarebbero state difficili a Los Angeles, con una fitta nebbia a disturbare la visibilità del pilota, improvvisamente ha perso colpi, avvitandosi su sé stesso e schiantandosi sulla zona collinosa di Calabasas. Nello schianto sono almeno nove le vittime, fra loro la figlia Gianna Maria, 13 anni. Kobe era abituato a spostarsi in elicottero, anche ai tempi dei Lakers. Sembra che si stessero dirigendo a una sessione di allenamenti alla Mamba Academy, l’accademia di basket da lui fondata: la figlia era una promessa della pallacanestro. I testimoni raccontano di aver sentito il motore dell’elicottero perdere giri. Una volta caduto ha preso fuoco rendendo più difficile l’intervento dei soccorsi, così come la zona impervia. La polizia indaga sulle cause. Lascia la moglie Vanessa e altri tre figli.

L’America e l’intero mondo dello sport sono sotto choc. The Black Mamba, come era soprannominato, è stato uno dei più grandi campioni dello sport mondiale di tutti i tempi, con milioni di fans in tutto il globo: ha segnato un’epoca della moderna Nba, ridisegnandola a sua immagine e somiglianza. Un giocatore dal talento immenso, agonista feroce, ossessionato dalla vittoria, atleta indomabile, uomo d’acciaio. E anche un personaggio iconico, che ha inciso nel mondo della pubblicità, della moda e persino nel cinema: la commovente lettera con cui ha dato l’addio al basket, chiamata «Dear Basketball», è diventata un cortometraggio animato che ha vinto l’Oscar della sua categoria nel 2018. Ha giocato da guardia nei Los Angeles Lakers per venti stagioni, dal 1996 al 2016, conquistando cinque titoli di campione Nba (2000, 2001 e 2002, poi 2009 e 2010: meglio di lui solo Michael Jordan, cui è sempre stato paragonato) e due titoli olimpici con gli Usa nel 2008 e nel 2012. Le cifre individuali di questa micidiale macchina da canestri fanno spavento: ha chiuso da terzo marcatore di sempre nella Nba con 33.643 punti all’attivo, 81 in una sola partita e 60 in quella dell’addio, il 13 aprile 2016, a 37 anni suonati; 122 volte sopra i 40 e 25 sopra i 50 in 1.346 partite giocate, 18 All Star Game e tantissimi altri record individuali, tutti nati dalla determinazione feroce di essere sempre il migliore. Il suo ultimo tweet è stato per complimentarsi con LeBron James, che proprio l’altro giorno lo ha superato al terzo posto nella classifica marcatori Nba di ogni epoca: «Grande rispetto per mio fratello King James». E King, cresciuto proprio nel mito di Bryant, in quell’occasione lo aveva celebrato con una scritta sulle scarpe: «Mamba for life».

Nato a Philadelphia, Kobe amava l’Italia: ci ha vissuto dai 6 ai 13 anni con la sua famiglia, al seguito del padre Joe «Jellybean», anche lui gran fromboliere. Parlava fluentemente la nostra lingua, e tornava spesso nei luoghi che lo hanno visto crescere: Rieti, Reggio Calabria, Pistoia, ma soprattutto Reggio Emilia, dove lo ricordano ragazzino smilzo e sveglio. Nota anche la sua passione per il Milan.

La sua scomparsa ha scosso tutto il mondo. Milioni di reazioni, dal presidente degli Stati Uniti Donald Trump all’ex Barack Obama, fino agli italiani che giocano nella Nba. «Sono sconvolto, Kobe per me era un mito»: così Danilo Gallinari degli Oklahoma City Thunder. «Mio eroe, non può essere vero..», è invece il dolore di Marco Belinelli dei San Antonio Spurs su Twitter. «Riposa in pace, grande campione in campo e fuori. Onorato di averti conosciuto», lo ricorda Francesco Totti. «Per sempre uno di noi», ha scritto la Pallacanestro Reggiana, in cui Kobe giocò da bambino. Anche la Bcc Treviglio ha voluto ricordarlo sui social: «Chiunque ama questo sport, chiunque oggi gioca a basket lo ha fatto sognando di diventare come te. Addio Kobe».

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