I figli di Icaro sul Monte Farno
Scuola di parapendio in Val Seriana

Libertà. È esattamente questa la sensazione che si prova durante i primi voli, appesi al parapendio nella Conca del Monte Farno, ai piedi del Pizzo Formico e sopra il paese di Gandino. Proprio qua, nella media Val Seriana, Diego Servalli tiene i suoi corsi di volo.

Nell’aria solo la voce di Diego, l’istruttore. «Senti il vento che si alza. Ascoltalo bene. Da dove arriva? Dai, questo è il momento giusto». Fabio, che da qualche mese frequenta il corso è lì, pronto e concentrato, lo si vede. E allora tre, due , uno, via. Muove qualche passo lungo il pendio e la vela si gonfia sopra la sua testa. «Aspetta che sia sopra, non avere fretta», urla Diego. Poi tutto d’un tratto la vela è perpendicolare sopra di lui. È il momento di correre a perdifiato verso il basso, con il busto proteso in avanti e l’adrenalina che sale a mille. Fa giusto in tempo a muovere ancora qualche passo e poi, quasi senza che se ne accorga, i suoi piedi si allontanano dal suolo. Sta volando.

È questa. È esattamente questa la sensazione che si prova durante i primi voli, appesi al parapendio nella Conca del Monte Farno, ai piedi del Pizzo Formico e sopra il paese di Gandino. Proprio qua, nella media Val Seriana, Diego Servalli tiene i suoi corsi di volo. La conca, chiamata dagli allievi «il campetto», è spaziosa, priva di caseggiati o linee elettriche, protetta da forti correnti d’aria e soleggiata: l’ideale per approcciarsi al volo, insomma. A detta di tanti, uno dei campi scuola più belli del nord Italia.

A lezione di volo ci sono Fabio (che per frequentare il corso tenuto da Servalli è venuto fin dalla Val Camonica), oltre a Manuel ed Elisabetta, bergamaschi come l’istruttore. Lui che, sulle ali del vento dal 1989, ha fatto della sua passione anche la sua professione. Solo assistendo ad una lezione è possibile ridimensionare quella «paura del volo» che spesso si accompagna agli sport come il parapendio, a torto etichettati come estremi e pericolosi.

«I corsi, emozionanti ma allo stesso tempo impegnativi, hanno la durata di circa un anno e si compongono di lezioni pratiche e di due mesi circa di teoriche» - spiega Servalli. «L’attrezzatura, almeno fino a metà corso è fornita dalla scuola. Poi, solo quando l’allievo è sicuro di voler continuare nella pratica di questa disciplina, acquista la sua vela. Prima del corso viene proposto un lancio in biposto, anche per valutare l’attitudine personale al volo. Durante le lezioni nel campetto gli allievi vengono addestrati a preparare l’attrezzatura nel modo corretto (e anche a riporla una volta terminato il volo) e ad imbragarsi, a valutare il vento e a controllare la vela attraverso brevi voli a pochi metri da terra, a manovrarla piegando in tutte le direzioni e ad atterrare in maniera dolce. Solo una volta divenuti davvero abili in queste prime manovre possono affrontare i primi voli alti, da soli ma seguiti e guidati a voce dal basso. Devono arrivare al brevetto senza margine di errore».

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