L’Atalanta & Mandorlini: storia di una coppia vincente

Non certo una combinazione casuale o fortunata, ma frutto della programmazione e del coraggio della società

Storie vincenti come quella che stiamo vivendo in questo avvio di campionato, per l’Atalanta non sono una novità. E si badi bene, se la squadra si trova così in alto, ieri come oggi, non è solo una questione di fortuna, come qualcuno vorrebbe invece far credere. Alla base di un progetto che ha come primo obiettivo un allenatore che sappia mettere in pratica le proprie idee, c’è sempre la programmazione della società, il coraggio dei dirigenti nel fare certe scelte e, cosa molto importante, l’appoggio incondizionato al tecnico. Chiaro, poi ci vuole anche un pizzico di fortuna, cosa questa che nel calcio serve sia per vincere lo scudetto, sia per evitare la retrocessione o per andare in serie A.

Dicevamo che l’Atalanta non è nuova a certi exploit della squadra, per guidare la quale si è deciso di scegliere un allenatore su cui scommettere. Senza andare troppo indietro nel tempo, basta ricordare il primo anno di Sonetti, quello di Mondonico, in un certo senso anche quello di Lippi, per non parlare di Vavassori. Storia di tecnici giovani e vincenti, ma anche e soprattutto tante storie legate alla famiglia Bortolotti, a Franco Previtali e a Ivan Ruggeri. Tutti dirigenti prima contestati e poi osannati per le loro scelte. Quattro mesi fa, all’indomani dello spareggio-retrocessione con la Reggina, quando il presidente dell’Atalanta decise di ricostruire la squadra partendo da Mandorlini, furono in molti ad avanzare dubbi e perplessità sulla decisione. Dopo la scelta del tecnico, le operazioni di mercato tese a ridimensionare il tetto-ingaggi, quindi l’arrivo di giocatori che non sollevavano entusiasmo. Tutte mosse che lasciavano prevedere una stagione di sofferenze. Quattro mesi dopo, la storia è stata completamente riscritta. Il pessimismo ha lasciato il passo all’euforia e i dubbi sono diventati piacevoli realtà.

E l’artefice principale di tutto questo, oggi risponde al nome di Andrea Mandorlini, un tecnico che ha saputo trasformare la prevenzione nei suoi confronti in elogi a non finire. Con il lavoro, le idee, il coraggio e quel non voler guardare la carta d’identità dei giocatori al momento di stilare la formazione, l’allenatore ha costruito una squadra capace di imporsi e dettare subito legge in un campionato difficile come quello di serie B. Visto come stanno andando le cose, adesso c’è perfino da essere contenti che Silvio Baldini, tecnico del Palermo, non abbia accettato di trasferirsi a Bergamo. Lo avesse fatto, probabilmente non avremmo visto lo stesso gioco e sicuramente l’Atalanta non avrebbe preso Bernardini, Marcolini e Mingazzini, tre giocatori voluti espressamente da Mandorlini.

Un Mandorlini che oggi si sente galvanizzato dall’exploit in corso, arrivando perfino a lanciare una sfida stuzzicante. Sul fatto di essere così in alto dopo sole dieci giornate, il mister dice che rispetto al suo Vicenza di un anno fa, qui a Bergamo ha trovato più qualità. L’obiettivo - aggiunge - è quello di restare davanti a tutti fino alla fine e per riuscirci chiede grande personalità, cosa che verificherà nelle prossime tre trasferte (Palermo, Ascoli e Catania). Poi la provocazione: in serie C Mandorlini ha provato a chiudere il campionato senza sconfitte e gli piacerebbe tanto fare il bis. Mister, sarebbe bello, ma stia tranquillo perché a Bergamo nessuno le rimproverebbe quattro-cinque sconfitte in cambio della serie A.

(20/10/03)Maurizio Bucarelli

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