Marino al mercato in relax
In piena sintonia con lui

«Possiamo permetterci di andare al calcio mercato con la sigaretta in bocca». Lo ha riferito nel dopo partita col Cagliari un ironico ma come al solito convincente Pierpaolo Marino.

«Possiamo permetterci di andare al calcio mercato con la sigaretta in bocca». Lo ha riferito nel dopo partita col Cagliari un ironico ma come al solito convincente Pierpaolo Marino. Dichiarazione, quella del direttore generale, da leggere così: con i punti sin qui blindati in cassaforte e con un organico in piena sintonia con gli obiettivi dell’estate dell’Atalanta, non c’è affatto bisogno ne tanto meno urgenza di ricorrere alla riapertura, in corso, delle liste di trasferimento.

Come dire che, dopo il recente ingaggio di Benaloune (già inserito al meglio nel gruppo) e l’uscita di due/tre pedine abbonate, sin qui, alla panchina salvo appetitose occasioni dell’ultimissima ora, l’allenatore Stefano Colantuono proseguirà il cammino con l’attuale rosa, compresi, a maggior ragione, i pezzi pregiati richiesti da più club. Se, poi, non ci si è già dimenticati dell’Atalanta-bis, schierata la scorsa settimana a Napoli, in Coppa Italia, perché mai si dovrebbe andare alla ricerca della benchè pur minima correzione.

A meno che, di punto in bianco, la dirigenza non pensi di alzare l’asticella delle ambizioni. Si sa che l’appetito vien mangiando e che la classifica può stimolare a tirare in ballo l’aritmetica. Provate, del resto, a pensare ad un blitz in piena regola, domenica prossima, a Torino contro i granata di mister Giampiero Ventura e relativo passo in avanti in una graduatoria lì in bella mostra. In tal caso il termine salvezza verrebbe scordato anche dai media e tifosi votati alla prudenza con la «P» maiuscola.

Ci stiamo lasciando sopraffare da un eccesso di fiducia e di ottimismo nei confronti di squadra, staff tecnico e altro? Risposta immediata: chi come noi, da quattro stagioni sportive (compresa quella della promozione in serie A) a questa parte coniuga il classico bicchiere mezzo pieno non ha, umilmente, di che ricredersi.

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