Messi ricorre al Tar per tornare sul ring

Definitivamente non idoneo alla pratica agonistica del pugilato? Luca Messi rigira tra le mani il comunicato stilato il 28 dicembre scorso dalla Commissione medica nazionale della Federboxe e sbotta: «Ma gli esami dicono che sono ancora quello di prima». Luca Messi non si rassegna. Non ci dorme la notte. Perché non accetta l’idea di veder svanire nel nulla «sette anni di professionismo a lottare per costruirmi una carriera importante». E ha deciso di presentare ricorso al Tribunale amministrativo del Lazio. Ci penserà l’avvocato Alfio Bonomo. Entro la metà di febbraio.

Sono stati gli ultimi controlli medici a convincere il pugile di Ponte San Pietro ad appellarsi. L’angioma venoso di cui è portatore – e che ha indotto il dottor Romero Alfredo Fontana a negargli l’idoneità «secondo scienza e coscienza» – è un’anomalia congenita, già diagnosticata in passato e mai fonte di preoccupazione e inibizioni e neppure di disturbi. Messi spulcia i referti medici di prima e dopo l’europeo perso con Michele Piccirillo il 27 luglio scorso e tra un «reperti sostanzialmente normali» e «reperti nei limiti della norma» non riesce a leggere differenze. Il 10 gennaio è stato visitato dal professor Pierre Lasjaunias al Centre Hospitalier Universitaire de Bicêtre, Parigi, e il luminare francese gli ha detto e scritto che rischia «come una persona normale», «come la popolazione generale». Il 24 gennaio si è rivolto al dottor Francesco Biroli, primario di Neurochirurgia agli Ospedali Riuniti di Bergamo, «e l’ho trovato d’accordo con la diagnosi di Lasjaunias. Ha rilevato che la mia anomalia è "stabile ai successivi controlli nel tempo"».

Ma allora perché Fontana, pur annotando che «Luca Messi è un atleta perfettamente normale», teme che gli incontri sul quadrato ora potrebbero mettere in pericolo il pugile bergamasco? «Sono andato all’ospedale di Sondalo, dove opera, a chiedergli spiegazioni – rivela Messi –. È stato gentile, mi ha anche risposto che dopo il ricovero di Gianfranco Rosi in seguito al ko del 20 ottobre a San Marino si cerca di tenere una linea di massima cautela. Ma io ritengo che con tutte le visite a cui mi sono sottoposto sarebbe il caso che la federazione non si basasse su una sola consulenza».
Comunque vada il ricorso, il mese prossimo Luca volerà a Miami da Don King. «Sto meditando di andare ad allenarmi in America per un anno. E di combattere là. Ma aspettiamo aprile...». Aspettiamo, è una faccenda delicata.(27/01/2007)

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