Sport
Lunedì 10 Marzo 2003
Morto Barry Sheene, grande rivale di Kenny Roberts e Giacomo Agostini
Barry Sheene in sella alla Suzuki 500, con l’immancabile numero 7
Barry Sheene, ex campione del mondo di motociclismo, è morto oggi nella sua casa australiana di Gold Coast. Il pilota inglese aveva 52 anni e nel luglio scorso gli era stato diagnosticato un cancro alla gola e allo stomaco. Sheene, nato a Londra il 9 novembre 1950, aveva fatto il suo esordio nel motociclismo a 18 anni in sella alla 125. Il successo arrivò negli anni ’70: rivale dell’americano Kenny Roberts, vinse due mondiali nel 1976 e nel ’77 nella classe 500. Noto alla stampa, oltre che per le sfide con Roberts, per lo stile di vita movimentato e avventuroso, dopo il ritiro dall’attività agonistica era passato a commentare per la tv i Gran Premi. Lascia la moglie e due figli adolescenti, Sidonie e Freddie.
Sheene era scampato alla morte più di una volta nel corso della sua lunga carriera motociclistica. Il campione inglese era rimasto coinvolto in diversi incidenti, alcuni anche gravi, ma ogni volta era tornato in sella alla sua moto fino al 1990, anno del suo addio all’ attività agonistica. Nel 1975 una caduta a 300 km orari sul circuito statunitense di Daytona gli costò la frattura del femore sinistro, dei polsi, della clavicola e di sei costole. Tornò a gareggiare alla fine della stagione e nel 1976, vincendo cinque gran premi, si aggiudicò il suo primo titolo iridato nella classe 500. L’anno successivo, con sette successi in pista, fece il bis mondiale. Enfant prodige, ma anche terrible, Sheene è stato considerato il primo pilota professionista del mondo delle due ruote. Amava la velocità, le macchine di lusso e la vita sregolata.
L’esordio tra i big da giovanissimo, a soli 18 anni. Poi la scalata nelle diversi classi, fino alla 500 dove l’inglese ha dato il meglio di sé: 19 vittorie complessive, di cui 18 in sella alla Suzuki, team al quale restò legato dieci anni (1974-84), e i due titoli mondiali. Breve e deludente parentesi alla Yamaha dall’80 all’82 in cui mise insieme una sola vittoria al Gp di Svezia. Negli anni ’90 era passato a commentare il motomondiale per la tv: nel 2002 al Gran Premio d’Australia la sua ultima apparizione pubblica. Sul podio di Philipp Island aveva continuato a parlare di moto e del suo lavoro di speaker. Poi la malattia annunciata nell’estate scorsa. La morte è sopraggiunta nel suo ritiro australiano, dove l’ex campione si era rifugiato.
Giacomo Agostini - quindici volte campione del mondo con la MV-Agusta e Yamaha - ha saputo della morte dell’ex collega e amico Barry Sheene questa mattina, al suo rientro da Daytona, dove era andato ad assistere alla 200 miglia. "Un campione che ha vissuto troppo poco" ha commentato ricordando di averlo sentito al telefono il 2 febbraio scorso. "Barry era un amico - ha aggiunto Agostini - e un pilota che ha sacrificato la sua vita allo sviluppo della Suzuki 500, moto con grandi problemi tecnici che sono stati alla base delle sue numerose cadute. Il ricordo più bello è quando in Olanda mi batté sul traguardo: era felicissimo perché, mi disse, non aveva battuto uno qualunque ma un pluriiridato. Quel giorno in Olanda ci rimasi male: oggi posso dire che sono contento di essere stato battuto da lui che ha avuto così pochi anni per godersi la vita. Il motociclismo perde un campione.
Anche Valentino Rossi ha voluto oggi ricordare Barry Sheene: "Non l’ho mai visto correre per motivi d’età - ha detto il pesarese - ma mi hanno detto tutti che era fortissimo. Ha rotto gli schemi nel nostro sport, ha portato colore, freschezza e ha corso sempre con lo stesso numero porta fortuna il 7. Ha lottato con grande coraggio sempre anche contro la malattia. Ci mancherà".
© RIPRODUZIONE RISERVATA