Pantani, il ricordo del ct Cassani:
«Sono ancora senza una risposta»

«Una spiegazione sul perché Marco non sia mai riuscito a riprendersi dopo lo stop di Madonna di Campiglio non me la sono data. Ci ho pensato tante volte, ma alla fine, a distanza di dieci anni, non me la sono data». Parole del ct Davide Cassani.

«Una spiegazione sul perché Marco non sia mai riuscito a riprendersi dopo lo stop di Madonna di Campiglio non me la sono data. Ci ho pensato tante volte, ma alla fine, a distanza di dieci anni, non me la sono data. L’unico modo per ricordarlo è pensare a tutte le cose belle che ha fatto nella vita. E voglio assaporarmele».

Davide Cassani oggi è ct della nazionale di ciclismo, ma nel 1997 quando Marco Pantani tornò in sella con la neonata Mercatone Uno, dopo il grave incidente del 18 ottobre ’95 alla Milano-Torino (fu investito da un fuoristrada entrato nella carovana in senso inverso alla gara), era il portavoce del team.

E il ricordo più bello di quelli che il neo ct azzurro vuole assaporare, in prossimità della vigilia della scomparsa del Pirata - morto il giorno di San Valentino del 2004 - ancora è legato a una «montagna mito» come l’Alpe d’Huez, proprio nel Tour del ’97, quando percorse l’ascesa in un tempo record: «Appunto lavoravo per la Mercatone Uno - ricorda Cassani all’Ansa -, e la vittoria sull’Ape d’Huez fu una grande gioia per tutti. Marco veniva da un Giro d’Italia sfortunato, con un’altra caduta, la difficoltà nel riprendersi. Ricordo che prima del Tour, al Giro di Svizzera era ancora demoralizzato perché non andava. Poi riuscì a sbloccarsi, riuscì a vincere all’Alpe d’Huez. Credo sia stata una delle poche volte, se non l’unica, in cui riuscì a liberarsi sull’arrivo, fece anche un urlo. Lui che di solito esultava in modo silenzioso».

Di quel ’97 il momento più triste fu proprio quello della caduta al Giro: nella discesa del Chiunzi, quando un gatto attraversò la strada: «Lo portai a casa io da Cava dei Tirreni - ricorda ancora il ct -. Veniva già da tanti incidenti, il giorno prima era riuscito ad arrivare terzo al Terminillo, cominciava a ritrovare fiducia in se stesso: nella discesa del Chiunzi cadde. Altra batosta. Però allora dimostrò grande capacità di reazione: oltre alla tappa dell’alpe d’Huez quell’anno ne vinse un’altra al Tour, che chiuse al terzo posto».

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