Rottoli e quella notte in Città Alta
«Me ’l Tyson...? Go mia pura»

Angelo Rottoli (morto domenica 29 marzo per coronavirus ) è stato veramente Muhammad Alì per Bergamo. Bello, intelligente, sapeva parlare e catturare l’ attenzione, così aveva sdoganato la boxe anche nei salotti. Non era un pugile come tutti gli altri», afferma Omar Gentile, già presidente della Bergamo Boxe dal 2000 al 2006 e poi del Comitato regionale della Fpi dal 2008 al 2012.

Che non fosse come tutti gli altri lo può riconoscere mezza Bergamo e, oltre i confini, tutta quella mondanità che l’ aveva accolto e amato. Rottoli era stato un campione («anche di umanità - ricorda Gentile -, in palestra aveva sempre una parola di incoraggiamento per tutti») e continuava a essere un personaggio. Ci vorrebbe una Treccani per raccogliere gli aneddoti della sua vita.

Come quella volta con Brigitte Nielsen. «Raccontava che era una delle sue fiamme e prima che diventasse famosa l’ aveva portata a Ponte San Pietro. Lui giocava un torneo notturno di calcio e... “le ho comprato il ghiacciolo, l’ ho lasciata in tribuna e le ho detto: aspettami che faccio la partita poi andiamo a fare un giro». L’ Angelo playboy è solo un capitolo di quell’ enciclopedia, e probabilmente cominciò già da ragazzo quando si tuffava nel Brembo dal ponte di Ponte San Pietro, davanti alle amiche sedotte dal suo coraggio.

Frequentava Monte Carlo (dove aveva anche combattuto, vincendo, con lo statunitense Henry Sims, nel 1985) e il jet set. Luca Messi, il pugile bergamasco (concittadino di Rottoli) che dopo di lui ha disputato un Mondiale, non dimentica la gita in barca di Angelo con Keke Rosberg e accende il registratore dei ricordi: «Un giorno uscirono in mare a bordo dello yacht del pilota finlandese.

“Andavamo a tutta velocità verso un’ isola”, raccontava. Allora l’ Angelo gli fa: “Keke, ocio che ghè l’ isola”. E Rosberg: “Preòcupes mia” (traduzione dell’ Angelo in bergamasco), aumentando la velocità. L’ Angelo gli picchia dentro: “Keke, l’ isola!”. E cosa fa Rosberg? “Ha schiacciato un bottone, pòta si è aperta l’ isola: c’ era il suo garage”».

Un’ altra storia marina sembra uscita da un film di James Bond.

«L’ Angelo doveva andare in Sardegna. La nave partiva da Genova alle 10 - è ancora Messi la voce narrante -. Lui alle 8 di mattina era ancora a Ponte a bere il caffè. Il barista: “Ma non sei in ritardo?”. L’ Angelo: “Ghè mia problema”. Monta in sella alla sua Kawasaki verde sgargiante e arriva al porto un minuto dopo che il traghetto si era staccato dal molo. Di pochi metri. Si è fermato, ha sgasato, accelerando come un jet ed è piombato sul ponte della nave. “Ho girato la moto, ho guardato il marinaio e gli ho detto: adesso parcheggiatela voi”».

Qualche ricordo di quel campione di simpatia che era Rottoli lo custodiamo anche noi giornalisti. Una sera al Bar dell’ Angelo, in Città Alta, vicino alla Torre del Gombito, eccolo che spunta e viene a sedersi con noi. Era tardi, dopo la chiusura del giornale, ma per lui, nottambulo come noi e conosciuto in tutti i locali “giusti” della città, era giorno. Il discorso cade su Mike Tyson e gli si illumina il volto. «Ragazzi, me ’l Tyson...?Me go pura gna del Tyson».

Non riuscivi a dargli dello sbruffone perché la raccontava con quel sorriso e quel tono da viveur che non potevi non volergli bene e fare un altro giro. A Parma alla Trattoria del Tribunale hanno appeso la sua foto, autografata e incorniciata, insieme a quelle di Zola e di Asprilla. Gentile: «Chiesi al titolare come diavolo fosse finita lì. E lui: è un grandissimo campione di pugilato di Bergamo che noi conosciamo». E noi, caro Angelo, la tua foto l’ abbiamo già appesa nella sala più elegante dei nostri ricordi.

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